[IT] L’Italia ritorna alle urne a settembre e la destra è in ascesa – a cosa stare attenti
Nel mezzo di una situazione internazionale piuttosto complessa, il governo guidato da Mario Draghi è caduto nell’arco di una settimana durante il mese di luglio 2022. A causa di frizioni intra-parlamentari, e avendo perso la maggioranza, il premier italiano si è dimesso ed ora l’Italia deve confrontarsi con le ennesime elezioni. L’instabilità politica italiana si è nuovamente manifestata, e questa volta con un forte impeto della destra e dei partiti affiliati, determinati a vincere le elezioni e salire al potere. In particolare, la figura del leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, pare aver rubato il palcoscenico, come se avesse già vinto. Sfortunatamente, se la destra dovesse salire al potere, le conseguenze sarebbero tutto fuorché positive. La natura del partito in questione e del leader stesso rappresentano un pericolo per la già precaria situazione in cui l’Italia si trova in questo momento. Qualunque passo falso potrebbe rompere il delicato equilibrio e far traboccare il vaso.
Qual è il rischio?
Nonostante l’Italia non sia nuova all’instabilità politica o a piuttosto frequenti ed improvvise elezioni, la crisi più recente sta avendo luogo in un momento estremamente delicato. Una vasta gamma di fattori sta tenendo la comunità internazionale occupata e, oltre alla corrente pandemia, altri problemi hanno iniziato ad accumularsi. In primis troviamo la corrente invasione russa in Ucraina, con tutte le sue ramificazioni in termini di supporto europeo e della comunità internazionale, che ha messo ulteriore pressione sulla comunità globale. Inoltre, la sempre più preoccupante crisi energetica sta già mostrando i suoi effetti e aggiungendo nuovo stress al sistema. Tale effetto domino ha creato la tempesta perfetta, dove l’inflazione sta salendo incontrollabilmente e la paura di una recessione diventa sempre più reale ogni giorno che passa. Perciò, come è stato possibile osservare durante la pandemia da COVID-19, la leadership durante una crisi è probabilmente il fattore più cruciale. Evidentemente, in un momento così peculiare dove una pandemia, una guerra e l’inflazione richiedono simultanea attenzione e una gestione con cognizione di causa, il bisogno di un leader affidabile è fondamentale. Tuttavia, il possibile futuro premier italiano non sembra voler mantenere l’approccio del precedente governo circa le numerose problematiche che stiamo affrontando. Anche rimuovendo il fattore politico dall’equazione, ci sono molte prove che suggeriscono che se Fratelli d’Italia dovesse vincere, le ripercussioni potrebbero essere disastrose.
Il mercato sta guardando
Particolarmente in tempi recenti, è stato possibile osservare in che misura un cambiamento di leadership possa influenzare la direzione di un paese, e quale tipo di effetti possa avere anche sull’economa globale. La società globalizzata in cui viviamo non lascia niente e nessuno isolati, e ogni cambiamento viene percepito, in un modo o nell’altro. È per questo che la precaria situazione italiana sta già iniziando a mostrare i primi sintomi. La prima osservazione necessaria riguarda la BCE e le conseguenze di una possibile vittoria dell’estrema destra. Se durante il governo Draghi non ci sono state reali preoccupazioni da parte della BCE, ora il futuro dell’Italia sta diventando sempre più incerto. Mentre lo spread non ha mai veramente cessato di essere un problema, a seguito della partenza di Draghi “i nervi del mercato sono stati ulteriormente sconvolti dai sondaggi che prevedono che sarà sostituito il 25 settembre da un blocco conservatore che include un partito di estrema destra e due che hanno promesso forti tagli alle tasse e che erano apertamente euroscettici solo pochi anni fa”.1 Tale scenario non solo perpetuerà l’instabile situazione economica dell'Italia, ma potrebbe comportare ulteriori problemi. Se un partito euroscettico di estrema destra divenisse la faccia dell’Italia e guidasse il paese di conseguenza, l’affidabilità dell’Italia a livello di mercato potrebbe essere messa più a repentaglio del normale. Ciò naturalmente mette la BCE in una posizione piuttosto scomoda, quella di dover contemplare l’ennesimo intervento insieme ad altri stati membri. Comprensibilmente, Giorgia Meloni sta provando ad alleviare le preoccupazioni circa la sua posizione verso la UE e il debito sovrano italiano e ciò, come dichiarato da Danske Bank - responsabile della strategia di AS-, sembra che stia “temporaneamente funzionando”.2 Tuttavia, la volatilità del mercato, del futuro dell’Italia e una recessione incombente, complicano esponenzialmente la questione. Un’ulteriore prova può essere trovata nelle parole di Draghi: “la credibilità domestica va mano nella mano con la credibilità internazionale”. Il Financial Times ha riferito il commento dell’ex premier italiano, evidenziando un punto particolarmente preoccupante circa riguardante il desiderio della coalizione di destra di rivedere i dettagli del recovery fund italiano, ammontante a 200bn. Ciò, tuttavia, andrebbe solo ad aggiungere ulteriore incertezza ad una situazione già precaria. Il mercato sta già reagendo, considerato che grandi investitori si sono già fatti la loro idea. Ad esempio, una delle osservazioni concerne un pensiero condiviso a livello internazionale, secondo il quale “l’Italia sembra sarà uno dei paesi più vulnerabili al peggioramento delle condizioni economiche”.3 Infatti, come riportato da NASDAQ, “le scommesse degli investitori contro il mercato dei titoli di Stato italiani sono ai massimi dal 2008, suggeriscono i dati di S&P Global Market Intelligence, in segno di crescente disagio per le prospettive economiche e politiche dell'Italia”.4 Ciò esemplifica ulteriormente la rilevanza insita nella scelta del prossimo leader politico per il Bel Paese.
Che dire della UE
Naturalmente, fra la miriade di problemi derivabili dall’avverarsi di questo possibile scenario politico, la relazione tra Italia e UE può essere vista come uno dei temi principali del dibattito – e delle speculazioni. La profonda discrepanza fra la UE e in particolare i partiti italiani di destra non è mai stata un segreto, ma se le forze di estrema destra dovessero salire al governo, potrebbero realisticamente causare più danni rispetto al passato. Alcuni già postulano possibili frizioni fra le UE e questi partiti. Ad esempio, Marco Protopapa di JP Morgan vede “un notevole potenziale di conflitto con l'UE, anche se non più per le preoccupazioni di Italexit, ma per una dichiarata avversione alla restrizione fiscale e ad alcune riforme”.5 Il dissenso della destra per le costrizioni fiscali (e non) europee è sempre stato forte, ma anche la mera possibilità che il governo italiano passi dalle parole ai fatti è sufficiente per generare vera preoccupazione. Come conferma di ciò e come menzionato precedentemente, sia Giorgia Meloni che il leader della Lega Matteo Salvini hanno cercato di rassicurare i mercati che, nonostante il disaccordo sia reale e verranno effettuati tentativi per cambiare le regole del gioco, il rispetto degli accordi e delle regole in vigore sarà garantito da Fratelli d’Italia.6 Benché queste garanzie dovrebbero essere sufficienti per evitare l’aggravarsi della situazione, l’affidabilità di tali affermazioni è estremamente bassa. In linea con il modus operandi populista, non sarebbe inverosimile asserire che tutte le promesse che stiamo sentendo -e sentiremo- non verranno mantenute. Lo stile politico di Salvini e Meloni manca di fondamenta solide e, seguendo la tradizione populista, le loro strategie fanno uso consistente di capri espiatori. Si può affermare che non troppo dopo la possibile salita al potere di Giorgia Meloni, la situazione andrà rapidamente fuori controllo, e qualcuno dovrà esserne incolpato. Osservando le loro strategie politiche e retoriche presenti e passate, questa affermazione appare alquanto inconfutabile. La UE o “Bruxelles” (come viene etichettato dai populisti italiani) è sempre stato il capro espiatorio preferito della destra ogniqualvolta qualcosa non funzionasse, o una particolare promessa non potesse essere realisticamente mantenuta. Perciò, predicare la cooperazione e il rispetto di regole che sono state più volte e pubblicamente demolite, non sembra proprio un inizio promettente. La probabilità è che una volta che i mercati inizieranno a tremare e l'Italia avrà bisogno di aiuto, i populisti si rivolgeranno all'UE solo per incolparla per una situazione che loro stessi hanno causato.
Conclusione
Comprensibilmente, la situazione è una piuttosto complicata. Oggi più che mai, il destino di un paese è davvero nelle mani del suo elettorato. Questi tempi turbolenti e specialmente questa elezione potrebbe essere descritta come pivotale, dato che le conseguenze del suo esito avranno ripercussioni rapide e reali non solo sul popolo italiano, ma anche a livello internazionale. Come inferito sopra, l’Italia non è nella posizione di poter sperimentare con leadership alternative. Perciò, combinare una situazione internazionale instabile con un tumulto economico, una crisi energetica e l’inflazione, non sembra una linea d’azione sicura. L’Italia stessa sta affrontando un momento di svolta: una scelta potrebbe preservare una sorta di stabilità interna/esterna, mentre l'altra potrebbe benissimo segnare l'inizio del distanziamento dell'Italia dall’UE, con tutte le conseguenze del caso che ricadrebbero sulla popolazione generale. Con il mondo che sta diventano gradualmente più polarizzato, la necessità che l'Unione europea rimanga un fronte il più unito possibile è innegabile. Se un altro paese iniziasse a praticare ostruzionismo interno circa le politiche europee, la situazione aumenterebbe drasticamente - e inutilmente - di complessità e provocherebbe ancora più problemi lungo il percorso. E purtroppo, il prezzo verrà pagato in maniera molto salata dagli italiani.
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