La via per il K2 passa da Bolzano: alpiniste in terraXcube per le visite preliminari
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La via per il K2 passa da Bolzano: alpiniste in terraXcube per le visite preliminari
Il simulatore di climi estremi di Eurac Research ospita i primi passi della spedizione femminile italiana e pakistana del progetto K2-70 di Club Alpino Italiano. Le otto alpiniste si sottopongono a visite ed esami alla quota simulata del campo base del K2
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In questi giorni negli spazi di terraXcube c’è molto fermento. Otto alpiniste si alternano per le visite preliminari tra gli ambulatori e il simulatore di condizioni climatiche estreme; il personale medico e di ricerca di Eurac Research e delle istituzioni scientifiche coinvolte le accompagna nei diversi passaggi e conduce gli esami. I dati raccolti in questi giorni sono fondamentali per la riuscita dello studio: saranno poi confrontati con i risultati degli stessi esami dopo la spedizione. È questo l’aspetto unico di questo studio: permetterà di registrare per la prima volta dati approfonditi sull’organismo femminile in alta quota e di paragonarli a quelli di alpinisti uomini già pubblicati in passato dalla letteratura scientifica.
Visite mediche, valutazioni cardiorespiratorie e neurocognitive, esami del sangue ed ecografici, test da sforzo massimale e poi si sale in quota. I controlli della funzionalità respiratoria, circolatoria e altri esami si ripetono nel terraXcube di nuovo a riposo e sotto sforzo, in condizioni di pressione e ossigeno che simulano il campo base del K2. È questo l’iter che le otto alpiniste della prima spedizione femminile italiana e pakistana “K2-70”, progetto di Club Alpino Italiano CAI, stanno affrontando in questi giorni a Bolzano, seguite dal personale medico e di ricerca di Eurac Research e delle istituzioni coinvolte.
“In questi giorni siamo affiancati da ricercatori e ricercatrici dell’Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa, della Commissione Medica del CAI e della Società Italiana di Medicina di Montagna, delle università di Padova, Brescia, Innsbruck, Verona e dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Nella letteratura scientifica ci sono pochissimi dati sulla fisiologia femminile in quota e quindi la possibilità di affiancare la spedizione con uno studio focalizzato su questo aspetto ha riscosso molto interesse da parte dei nostri partner scientifici” spiega Giacomo Strapazzon, direttore dell’Istituto per la medicina d’emergenza in montagna di Eurac Research.
Ognuna di queste istituzioni si focalizza su aspetti specifici: la valutazione funzionale durante l’esercizio con test da sforzo e con l’esame dei gas espirati, i parametri del sangue relativi ai livelli di ossigeno, le risposte nel sistema nervoso per compensare la carenza d’ossigeno legata alla quota sono solo alcuni di questi. Altri partner valutano le conseguenze neurocognitive dell’ipossia, la risposta respiratoria e parametri ematici come la coagulazione e lo stress ossidativo. “Copriamo più ambiti possibili e ci confronteremo anche nell’analisi dei risultati post spedizione per avere indicazioni il più possibile complete” continua Strapazzon.
Le otto alpiniste - Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim – sono state la scorsa settimana sul Monte Bianco per una prima uscita di gruppo, accompagnate dalla medica di spedizione Lorenza Pratali.
Dopo gli esami di questi giorni le alpiniste continueranno la preparazione dove risiedono, le sportive italiane in Valle d’Aosta e Piemonte e le pakistane nel loro paese. La partenza per il Pakistan sarà il 15 giugno e l'arrivo al campo base è previsto per fine giugno. Una voltà lì inzieranno le attività alpinistiche e l’acclimatamento, per poi tentare di raggiungere la vetta nella seconda metà di luglio.
Questo studio è possibile grazie alle capacità uniche del simulatore di condizioni climatiche estreme di Eurac Research. terraXcube è stato ideato per fare ricerca sulla medicina d’alta quota in condizioni sicure, controllate e ripetibili, condizioni che la montagna non può offrire. “In questi cinque anni di studi medici è stato fatto molto su ipossia, fattori che possono influenzare la comparsa del male acuto di montagna, sviluppo e test di nuovi dispositivi per la valutazione dell’ipotermia e la gestione di pazienti durante operazioni di soccorso. terraXcube è stato utilizzato per analizzare la fase di acclimatamento di persone allenate ̶ Simone Moro e Tamara Lunger nel 2019 ̶ e ora ci permette di riesporre a quote estreme alpiniste acclimatate, una procedura di studio che non è mai stata utilizzata prima” così Hannes Gatterer, vice direttore dell’Istituto per la medicina d’emergenza in montagna di Eurac Research.
Per il CAI che promuove spedizione con il patrocinio del Ministero del Turismo e del Ministero degli Esteri la salita delle atlete non rappresenta soltanto un’impresa alpinistica, ma soprattutto un’opportunità di formazione, ricerca e promozione di valori culturali e sociali.
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