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Sport in montagna: quale è la percezione del rischio e la preparazione di chi lo pratica?

    29 novembre 22

    Sport in montagna: quale è la percezione del rischio e la preparazione di chi lo pratica?

    Uno sguardo sul tema in uno studio di Eurac Research


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    Il desiderio di essere maggiormente a contatto con la natura spinge sempre più persone a trascorrere del tempo in montagna. Si tratta di una tendenza positiva che però si accompagna a un aumento degli incidenti e quindi pone questioni legate alla responsabilità giuridica. Per rilevare aspetti rilevanti del comportamento tenuto da chi pratica attività sportive in montagna, il team di ricerca di Eurac Research ha svolto un’indagine non rappresentativa, ma utile a inquadrare il fenomeno. Sono stati compilati più di 3800 questionari online da persone residenti in Trentino-Alto Adige e Tirolo e intervistati di persona circa 300 turisti nella zona di Sesto Pusteria. I risultati dell’indagine sono stati presentati a Innsbruck nel corso della conferenza finale del progetto M_Risk, a cui – oltre a Eurac Research – hanno partecipato anche le università di Innsbruck, Trento e Bolzano.

    “Anche grazie all’aiuto delle associazioni di sport in montagna – AVS, SAT, CAI, ÖAV – che ci hanno aiutato a diffonderlo, il nostro questionario è stato compilato da 3841 residenti in Trentino-Alto Adige e Tirolo, prevalentemente iscritte a queste associazioni. Abbiamo inoltre analizzato un caso studio a Sesto Pusteria, una delle zone dell’Alto Adige più amate dagli sportivi ma in cui si verificano anche molti incidenti, intervistando di persona circa 300 turisti”, spiega Fabio Carnelli, sociologo di Eurac Research e coordinatore dello studio insieme a Silvia Cocuccioni e Lydia Pedoth.

    Il questionario indaga percezione, consapevolezza del rischio e preparazione in sette diverse attività sportive, sia estive che invernali: escursionismo, arrampicata, mountain bike, scialpinismo, sci in pista, ciaspole e slittino. Quanto sono preparate le persone che praticano questi sport? Che percezione del rischio hanno?

    Per quanto riguarda la preparazione, tra i rispondenti, si nota una grande attenzione al meteo da parte di tutti i gruppi di sportivi: le previsioni vengono controllate regolarmente, a partire dai giorni precedenti all’uscita. Anche l’equipaggiamento è adeguato: oltre il 90 per cento dei rispondenti indossa calzature adatte e porta con sé una sufficiente quantità di acqua.

    Esistono differenze importanti nell’equipaggiamento fra scialpinisti e ciaspolatori: più del 90 per cento dei primi indica di portare con sé Artva, sonda e pala, mentre tra i secondi la quota si riduce a meno del 20 per cento, nonostante la legge sull’obbligo entrata in vigore in Italia a inizio 2022. Anche sull’uso del casco emergono forti differenze: tra i rispondenti più del 90 per cento di chi scia in pista lo usa, mentre solo un terzo di chi pratica slittino afferma lo stesso.

    Le persone che hanno risposto al questionario online identificano correttamente l’escursionismo come una delle attività in cui vengono svolti più interventi da parte del soccorso alpino, mentre i turisti che hanno partecipato al caso studio ne sottostimano i rischi e, invece, reputano particolarmente pericolosa l’arrampicata. Mentre la totalità dei rispondenti online, prevalentemente soci di associazioni, pensa che esista sempre una probabilità di incidente, quasi un terzo dei turisti intervistati a Sesto pensava che la probabilità di essere vittima di un incidente durante l’escursione che si apprestavano a fare fosse pari a zero.

    Questa differenza si ritrova anche nella percezione del rischio residuo, cioè del rischio non eliminabile pur attuando tutte le misure di protezione. “Abbiamo chiesto quanto è probabile che a una persona sportiva perfettamente allenata e attrezzata, che conosce il percorso e le condizioni meteo, accada un incidente. Tra i rispondenti al questionario online solo l’1 per cento pensa che il rischio sia pari a zero, mentre tra i turisti intervistati a Sesto questa percentuale sale al 40 per cento”, spiega Carnelli.

    Dai risultati emerge come genere, nazionalità e tipo di sport praticato dai rispondenti non influenzino la percezione del rischio che, invece, sembra correlato a età ed esperienza: con l’aumentare di età ed esperienza aumenta il senso di sicurezza nella pratica delle attività. Anche tra i rispondenti che hanno subito un incidente c’è una maggiore percezione del rischio.

    I risultati dello studio sono stati presentati a Innsbruck nel corso della conferenza finale del progetto M_Risk e costituiscono una base per comprendere quale rilievo possa avere il comportamento della vittima in modo da fornire una risposta equilibrata dal punto di vista giuridico.

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