Grandi opere infrastrutturali e conflitti – esiste un'alternativa allo scontro?
BBT: non è l’acronimo di Big Bang Theory, ma potrebbe comunque riferirsi a un’esplosione. BBT sta in realtà per Brenner Basis Tunnel (galleria di Base del Brennero) ed è una grande opera infrastrutturale ferroviaria, la cui realizzazione sta interessando i 55 km tra Innsbruck e Fortezza/Franzensfeste.
L’esplosione potrebbe riguardare l’opinione pubblica: legati alle grandi opere infrastrutturali, si registrano spesso conflitti e talvolta anche scontri aperti tra posizioni polari. La linea ferroviaria Torino-Lione è salita agli onori della cronaca a causa delle violente dimostrazioni dei manifestanti contrari alla realizzazione dell’opera. Il ponte sullo stretto di Messina viene ciclicamente portato alla ribalta dalle dichiarazioni di qualche politico, con pareri divergenti. La linea ferroviaria Alta Velocità Milano-Roma è stata oggetto di vibranti proteste, sia in fase di realizzazione che di esercizio. L’elenco delle opere conflittuali è lungo e potrebbe riempire molte pagine. In questa sede, interessa però sottolineare come spesso l’aspetto tecnico passi in secondo piano, oscurato dalla gestione del processo decisionale circa la costruzione dell’opera. In Italia, la legge obiettivo regola la scelta delle opere pubbliche ritenute strategiche e di preminente interesse nazionale. Il carattere non inclusivo alla base delle scelte, condotte in maniera spesso riservata e rese pubbliche solo a decisioni prese, contribuisce a spiegare i contrasti con parte dell’opinione pubblica. In letteratura, questo approccio è noto con il poco augurante nome DEAD (Decisione, Educazione, Annuncio e Difesa delle scelte compiute) ed è spesso contrapposto al metodo ADD (Announce, Discuss, Decide), in cui la decisione costituisce solo l’ultima fase di un iter più articolato.
Eppure, a ben ricercare, la situazione non appare così rigida ed alcune esperienze di opere infrastrutturali realizzate senza particolari criticità sono presenti anche in Italia. E non si tratta solo di opere a carattere locale: la Gronda di Ponente, ad esempio, è un’autostrada urbana che attraversa Genova. Essa ha mostrato come si possano realizzare grandi opere con il coinvolgimento diretto ed il supporto della popolazione. Grazie all’utilizzo di particolari strumenti, chiamati “oggetti di confine”, il processo decisionale è stato condiviso, pur in un quadro di riferimento non diverso da quello adottato da altre grandi opere. Il ricorso agli oggetti di confine consiste nel definire un problema comune (nel caso della Gronda, la congestione), per poi proporre, attraverso la definizione di soluzioni alternative, quella che garantisce la migliore forma di equilibrio tra le diverse posizioni in campo. In altre parole, la “Soluzione” non viene definita a priori, ma viene scelta sulla base di problemi condivisi. Investendo una limitata quantità di risorse (spesso trascurabile rispetto ai grandi importi necessari alla costruzione dell’opera stessa) e favorendo un processo condiviso, è stato possibile evitare una serie di inconvenienti e fraintendimenti.
Questo metodo, se adottato correttamente, si potrebbe rivelare molto utile anche in Alto Adige, dove il dibattito pubblico su scelte infrastrutturali strategiche sta assumendo (ed assumerà) un ruolo chiave. Qui, oltre al già citato BBT, si possono ricordare la linea d’accesso al tunnel, il dibattito sulla terza corsia (dinamica) dell’A22 e il progetto per l’ampliamento dell’aeroporto. Tuttavia, il referendum su quest’ultimo sembra ragionare con un’altra logica, chiedendo di valutare una soluzione, piuttosto che costruire in maniera condivisa il processo decisionale.
Autore: Federico Cavallaro
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