Più anziana, stabile e asimmetrica. Tre riflessioni sulla forza lavoro in Alto Adige
Alla fine del 2016, le condizioni occupazionali in Alto Adige sono migliorate tanto da confermare la regione ai vertici in Italia per la partecipazione al mercato del lavoro. Tuttavia, di recente, su alcuni quotidiani locali, sono apparsi articoli che hanno designato una situazione occupazionale, soprattutto dei più giovani, molto negativa. L´accento è stato posto più volte sulla carenza di opportunità per gli under 25 e sul “generation divide” che vede avvantaggiate le fasce di età più esperte. Prima di proporre qualunque approfondimento sulle cause di questo “confronto-scontro generazionale” e sulle opportunità per lenirlo, occorre mappare l´attuale composizione e verificare la resilienza della forza lavoro altoatesina di fronte a talune sfide future.
Il numero degli occupati è aumentato del 2,3%, il tasso di occupazione di poco più di un punto percentuale assestandosi sugli (alti) livelli di inizio anni ´90. La crescita occupazionale ha interessato tutti i settori di attività, con maggiore intensità nei settori del turismo e delle costruzioni. E´ stata più marcata per i giovanissimi (under 25) e per i lavoratori over 55. Il tasso di occupazione femminile ha raggiunto il 66,4%, pari cioè all’equivalente tasso di occupazione maschile medio italiano.
Queste dinamiche hanno in generale portato ad una maggiore partecipazione al mercato del lavoro: la forza lavoro, ossia l´insieme delle persone che lavorano e che sarebbero disposte a lavorare, è aumentata e il tasso di partecipazione si è assestato al 75,5%.
Nonostante questi dati siano molto positivi e designino una situazione occupazionale „quasi ideale” occorre riflettere su alcune tendenze future che, in qualche modo, potrebbero pregiudicarla.
Tipicità della struttura demografica
Le previsioni demografiche al 2025 confermano la tipicità della popolazione altoatesina. La fascia di popolazione under 34 rimane pressoché costante, quella fino ai 54 anni diminuisce, mentre aumenta di molto quella over 55. Questo comporta un ritardo nel cambiamento generazionale, ma anche il rischio di una riduzione dei redditi (la fascia 45-54 è infatti quella più ricca) e quindi del gettito fiscale. Aumenta anche la domanda di servizi sociali legati alla terza età e diminuisce quella legata alla genitorialità.
Il job drain
La forza lavoro altoatesina si sposta per motivi di lavoro quasi esclusivamente all´interno della stessa provincia. I pendolari verso altre province italiane limitrofe sono relativamente pochi e sono diretti per lo più verso Trento e le vicine province lombarde e venete. Il loro numero è di poco superiore a quello relativo alle persone che si muovono quotidianamente verso località estere, nelle vicine località austriache e svizzere. Chi pendola altrove lo fa soprattutto per beneficiare di salari più alti. Chi invece risiede altrove e si reca quotidianamente in Alto Adige per lavoro proviene soprattutto da Trento (2.588 persone), da Belluno (250 persone). Da Verona arrivano in 138, da Brescia 44, da Venezia 23, da Ferrara e Bologna ben 77 persone. Dalle altre province limitrofe poche persone, il cui numero non supera la decina. Tutte non vi stabiliscono stabilmente la residenza per non dover sopportare gli elevati costi delle abitazioni (sia affitto che acquisto). Complessivamente i pendolari in uscita (2.110) sono meno di quelli in entrata (3.373). La provincia quindi attira più pendolari di quanti ne perda in uscita (il saldo di 1.263 persone è quindi positivo).
La mancanza di professionalità in alcuni settori trainanti
L´indagine della provincia di Bolzano sulle professioni maggiormente richieste per il futuro evidenzia la carenza di alcune professionalità in molti dei settori trainanti dell´economia locale. Le imprese altoatesine richiedono operai, artigiani, addetti al commercio e altre figure intermedie, ma riscontrano molte difficoltà nel loro reclutamento. Hanno poi bisogno di tecnici, ingegneri in primis, e di professionisti nei settori scientifici, ma non riescono a trovarli.
Guardando ai dati relativi agli addetti in alcuni settori importanti dell´economia altoatesina (esclusa l’agricoltura) nel 2014 e il fabbisogno previsto per le stesse figure al 2025, l’asimmetria tra la domanda e l’offerta di lavoro in alcuni di essi è quindi evidente.
Ci sono quindi settori che lamentano la carenza di particolari professionisti, altri invece che richiedono meno personale di quanto disponibile.
Da tutte queste considerazioni emerge un quadro occupazionale in termini assoluti abbastanza positivo; tuttavia, se lo si studia nel dettaglio emergono delle criticità che devono essere affrontate e risolte attraverso corrette azioni di policy.
Per questo motivo, lo studio dovrebbe essere esteso anche alle altre regioni dell´Euregio (Trentino e Tirolo) il cui mercato del lavoro presenta talune analogie con quello altoatesino. Parimenti, dovrebbe focalizzarsi sulle opportunità lavorative e formative delle singole fasce di età, con particolare riguardo a quelle più giovani. Infine, dovrebbe essere affrontato integrando i dati occupazionali con le informazioni relative condizioni lavorative (politiche a sostegno della occupazione, della conciliazione casa-lavoro, dell’abitazione in primis). Solo in questo modo, il quadro sulla situazione occupazionale potrebbe essere più completo e solo allora precisi suggerimenti di policy potrebbero essere forniti.
Autrice: Cattivelli Valentina
Link utili
- ISTAT, Indagine sulle forze lavoro istat.it
- Banca di Italia, (2017), Economie regionali, L´economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano, BDI.
- Siller Matthias, Perkmann Urban (2016): Il futuro fabbisogno di forze di lavoro in Alto Adige. Scenari per categorie professionali fino al 2025. IRE Studio 2.16. Camera di commercio di Bolzano (Ed.)
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