Le mummie sono testimoni di un passato millenario. L’analisi dei resti umani celati sotto i tessuti permette di riscoprire frammenti di vissuti passati, antiche malattie, oltre alle tecniche di imbalsamazione utilizzate per preparare i corpi dei defunti alla vita eterna.
Oggi gli studiosi dispongono di tecnologie d’avanguardia che permettono analisi non invasive quali le indagini di imaging, come la tomografia assiale computerizzata (TAC) che permette di ‘sbendare’ virtualmente le mummie e di condurre studi paleoantropologici.
La mummia con il sudario dipinto è stata sottoposta a TAC grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna. Le TAC sono state eseguite durante l’orario di chiusura del reparto, dove la mummia è stata trasportata all’interno di un apposito contenitore sigillato (Conservation Soft Box), progettato e ideato dall’Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research. Il Conservation Soft Box ha permesso di proteggere la mummia, di controllare i corretti parametri conservativi, ma anche di non contaminare gli ambienti ospedalieri.
La mummia appartiene a una donna, alta circa 153 cm, che al momento della morte poteva avere circa 35-45 anni. L’analisi non ha evidenziato un’unica causa di morte. La donna, infatti, era affetta da patologie dento-alveolari, come gli ascessi, ma anche di malattie degenerative, come l’artrosi sia alla spina dorsale sia alle articolazioni delle ginocchia.
Il corpo della donna è in posizione supina, con le braccia stese lungo i fianchi e le gambe dritte.
Le abbondanti pieghe della pelle e i residui di tessuto adiposo su fianchi, glutei e cosce suggeriscono la rotondità delle sue forme.
Alcuni dettagli del volto dipinto sul sudario risultano radiodensi in queste immagini della ricostruzione 3D. Significa che questi tratti del viso, ma anche molti altri particolari del sudario, sono stati dipinti utilizzando pigmenti a base ferrosa che inibiscono il passaggio dei raggi X della TAC.
Durante il processo di imbalsamazione, il cervello è stato quasi completamente rimosso e gli organi interni al torace e all’addome sono stati estratti attraverso un’incisione di circa sette centimetri visibile, mediante TAC, sul lato sinistro dell’addome. Al termine dell’eviscerazione, l’apertura è stata parzialmente imbottita con bende imbevute di resina.
Gli organi interni sono stati rimossi attraverso un’incisione e l'apertura è stata parzialmente imbottita con dei tessuti intrisi di resina.
Nella fase di preparazione del corpo al bendaggio, gli arti sono stati immobilizzati con fasce in tessuto annodate all’altezza dei polsi, sotto il pube e sotto le ginocchia. Il corpo è stato infine ricoperto con un’abbondante colata di resina e rivestito con un bendaggio in tessuti di lino.
La datazione al radiocarbonio (¹⁴C), eseguita su un frammento di sudario dipinto e su un altro frammento del bendaggio interno, ha permesso di datare la mummia all’epoca romana (I-II d.C.). Alla stessa epoca rimandano alcuni confronti stilistici con mummie e sarcofagi appartenenti ai membri della famiglia di Soter, la cui tomba è stata rinvenuta nella necropoli tebana di El-Khokha (TT32).
Sudario dipinto di Sensaos, epoca romana, regno di Traiano. Tebe, tomba di Soter.
Le ricostruzioni cranio-facciali restituiscono i tratti del volto agli individui vissuti nel passato, nel modo più realistico possibile. Per crearle sono quindi indispensabili un’ottima conoscenza dell’anatomia del viso e una valutazione delle interazioni meccaniche tra i tessuti molli e la struttura ossea sottostante. L’antropologo virtuale considera le caratteristiche delle ossa del viso combinandole alle misurazioni di numerosi punti standardizzati sul cranio per calcolare i volumi del volto. Questi dati vengono poi affiancati ai valori esistenti sullo spessore medio dei tessuti dei volti umani che differiscono a seconda delle popolazioni.
Sposta la linea verticale per evidenziare la ricostruzione facciale
© Viviana Conti, Lucrezia Rodella
Per ricostruire il volto della mummia con il sudario dipinto è stato creato un modello digitale del cranio, acquisito tramite TAC. Utilizzando speciali software di modellazione 3D sono state ottenute immagini del cranio nella vista frontale e in quella laterale sinistra e sono stati stimati i lineamenti del volto. Il risultato finale è stato ottenuto combinando immagini di individui che presentano caratteristiche facciali simili a quelle della defunta. Invece, per la scelta del colore degli occhi, della pelle e dei capelli sono stati considerati i risultati genetici, ottenuti dall’Istituto per lo studio delle mummie, di altri individui egizi coevi alla mummia con il sudario dipinto.
Sposta la linea verticale per evidenziare la ricostruzione facciale
© Viviana Conti, Lucrezia Rodella