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I limiti della cono-scienza

Credit: United States Department of Defense (either the U.S. Army or the U.S. Navy) | All rights reserved

Nel corso della storia, la scienza ha creato cose stupefacenti, ma anche terribili. Dobbiamo quindi guardare al futuro con preoccupazione o speranza? Una conversazione con il filosofo Michael de Rachewiltz su scienza e responsabilità.

Michael de Rachewiltz, il progetto Manhattan con lo sviluppo della bomba atomica ha mostrato il terribile potere distruttivo che la scienza può avere. Fino a che punto può spingersi la ricerca?

Michael de Rachewiltz: Questo dipende da ciò che accade nel presente e dalla situazione iniziale che chi svolge ricerca si  trova ad affrontare. I confini della ricerca dipendono fortemente dall’attuale situazione sociale o politica. Se guardiamo a Robert Oppenheimer e al progetto Manhattan, che non a caso è considerato la nascita dell’etica scientifica moderna, lo sviluppo della bomba atomica era giustificato dalla minaccia esistenziale posta dai nazisti. Nell’etica scientifica si parla di responsabilità interna ed esterna.

La prima si riferisce alla responsabilità all’interno del processo di ricerca stesso. Questo include considerazioni sulla metodologia e la conformità con requisiti morali e legali, come gli esperimenti sugli animali o il trattamento delle cavie. La responsabilità esterna, invece, riguarda il potenziale impatto dei risultati della ricerca sulla società.

Questa responsabilità esterna è spesso più difficile da classificare, in particolare nella ricerca di base, dove le possibili applicazioni dei risultati sono ancora poco chiare.

 

“La responsabilità esterna della scienza riguarda il potenziale impatto dei risultati della ricerca sulla società”.

Michael de Rachewiltz

Così come negli studi di fattibilità il primo passo è verificare cosa sia possibile fare?

de Rachewiltz: Esattamente. Un esempio classico è la fissione nucleare: questa scoperta ha portato alla bomba atomica con conseguenze enormi per l’umanità. Conosciamo Otto Hahn, per esempio, che insieme a Lise Meitner e altri scoprì la fissione nucleare e si sentiva in parte responsabile delle morti di Hiroshima e Nagasaki.

Nel corso della loro vita, Hahn e Meitner furono a favore dell’uso pacifico della fissione nucleare e per la comprensione internazionale. Durante la prima Guerra mondiale, Hahn studiò il gas velenoso e addestrò i soldati al suo uso. Era quindi ben consapevole dell’impatto che possono avere le scoperte scientifiche. Ma responsabilità e lungimiranza non vengono automaticamente. Anche Werner Heisenberg, fondatore della meccanica quantistica e figura di spicco del progetto tedesco sull’uranio, probabilmente aveva la sensazione, per orgoglio, che avrebbe dovuto essere stato lui a inventare la bomba atomica, anche se per i nazisti.

 

Il progetto Manhattan ha coinvolto circa 160.000 persone. Molti non sapevano a cosa esattamente stessero lavorando. Dove può iniziare la responsabilità?

de Rachewiltz: Il progetto Manhattan è un caso particolare. Almeno le ricercatrici e i ricercatori coinvolti erano consapevoli dell’obiettivo della ricerca di base, ossia dell’utilizzo di una delle forze fondamentali della natura e di liberare il potere, fino ad allora nemmeno immaginabile, del nucleo atomico sotto forma di energia nucleare. Il progetto Manhattan è così affascinante anche perché, nonostante il terribile risultato, ha dimostrato di cosa siano capaci gli esseri umani in un lasso di tempo molto breve, quando tanta potenza cerebrale si unisce e si prova una paura esistenziale, in questo caso, la paura che Hitler riducesse il mondo in macerie. Altrettanto affascinante è il fatto che tanti piccoli passi siano stati necessari per raggiungere l’obiettivo. Per esempio, se Enrico Fermi non fosse riuscito a calcolare la massa critica, gli altri non avrebbero potuto continuare il loro lavoro.

Ognuno di noi ha anche una responsabilità parziale individuale. Come nel caso del cambiamento climatico, dove la responsabilità parziale è condivisa da miliardi di persone, fino ai dipartimenti di sviluppo e ricerca.

 

Lei affronta il dibattito da una prospettiva filosofica. Che ruolo ha la filosofia nell’etica della scienza?

de Rachewiltz: Nella filosofia della scienza, siamo interessati a ciò che rende la scienza scientifica. A come funziona. Se e perché rende possibile una conoscenza affidabile. Come sottobranca della filosofia della scienza, l’etica della scienza si occupa della pratica della scienza. Offre aiuto e conoscenze orientative per le questioni morali all’interno e all’esterno della ricerca. Un problema classico all’interno della scienza è la falsificazione dei risultati della ricerca. Le possibili conseguenze del metodo CRISPR/Cas – noto anche come forbice molecolare – sono invece  classificate come esterne alla scienza.

E chi si occupa di etica scientifica?

de Rachewiltz: A parte le commissioni delle università o degli istituti di ricerca, quasi nessuno. Alcuni filosofi cercano di far conoscere l’argomento, ma spesso le vere discussioni nascono solo in seguito. Dolly, la pecora clonata, è stata presentata al pubblico mondiale, solo allora si è aperta una discussione pubblica sulla clonazione e sulle preoccupazioni etiche che la circondano. La maggior parte delle considerazioni in campo medico e bioetico erano già state fatte, ma nessuno se ne era interessato. Abbiamo un problema simile con il cambiamento climatico. L’etica del clima è chiara, ma non cambierà molto finché gli effetti non saranno percepiti in prima persona. Secondo gli studi nel campo della psicologia evolutiva, gli esseri umani – e il fumo ne è l’esempio migliore – sono pessimi nello stimare i rischi a lungo termine che si presentano gradualmente e non ci colpiscono in testa. Con una bomba è diverso. Il pericolo è immediatamente immaginabile. L’etica scientifica ha quindi spesso un carattere più istruttivo per problemi e dilemmi morali simili che si possono presentare in futuro.

 

“Al momento l’intelligenza artificiale è sicuramente uno dei temi più controversi discussi”.

Michael de Rachewiltz

Presentate questo tema anche alle scuole. Come reagiscono i giovani alle questioni legate a scienza e responsabilità?

de Rachewiltz: Gli eventi legati al progetto Manhattan hanno un alto valore morale ed educativo. Tuttavia, la maggior parte dei giovani trova il collegamento con la questione della responsabilità della scienza attraverso temi attuali. In relazione all’intelligenza artificiale, ad esempio, la preoccupazione di poter trovare lavoro. Secondo la mia esperienza, è meno probabile che vengano percepite paure esistenziali sul futuro dell’umanità o del pianeta. Può essere un’osservazione banale, ma la scienza svolge un ruolo molto importante in tutte le nostre vite, anche attraverso la tecnologia. I giovani, in particolare, si preoccupano anche della questione molto generale del contributo che la scienza dovrebbe dare alla società.

 

“Qualche anno fa, la matematica Hannah Fry dell’University College di Londra ha chiesto un giuramento di Ippocrate per i ricercatori nei campi della matematica e dell’informatica”. Michael de Rachewiltz

Michael de Rachewiltz

Ha parlato di intelligenza artificiale. Quali sono i temi e le questioni con cui l’etica della scienza è attualmente alle prese?

de Rachewiltz: L’intelligenza artificiale è certamente uno dei temi più controversi del momento. Gli scenari apocalittici come li conosciamo dalla fantascienza, Terminator ecc. sono improbabili, ma l’uso dell’IA comporta notevoli pericoli. Questi vanno dalla distorsione del discorso pubblico all’interferenza nei sistemi politici, fino all’influenza sul comportamento di voto. Una sfida etica è rappresentata dalla decentralizzazione dei sistemi di IA. Regolamentare le grandi aziende è una cosa, ma quando singoli individui o piccoli gruppi sviluppano e utilizzano la IA in modo indipendente, il controllo diventa più difficile. Di recente, una madre negli Stati Uniti ha intentato una causa contro un’azienda di IA dopo la morte del figlio, sostenendo che il chatbot aveva ispirato pensieri suicidi nel figlio. Qualche anno fa, la matematica Hannah Fry dell’University College di Londra ha chiesto un giuramento di Ippocrate per chi svolge ricerca nei campi della matematica e dell’informatica. Tuttavia, le linee guida nella ricerca sono difficili da attuare perché il contesto internazionale prevede standard etici diversi. Anche in questo caso si presenta il contrasto tra responsabilità morale e pressione per il fatto che altri possano condurre la ricerca senza queste restrizioni. La ricerca di base, in particolare, non sempre persegue obiettivi specifici ed è difficile per i singoli ricercatori prevedere le conseguenze indesiderate del loro lavoro. Anche nel campo dell’ingegneria genetica e della biologia sintetica, le nostre conoscenze sulle potenziali conseguenze per la salute o sui rischi della commercializzazione di queste tecniche sono ancora troppo limitate.

 

La scienza può tracciare la rotta per un futuro di pace?

de Rachewiltz: Niente è ancora definito. Quindi risponderei alla domanda con un fiducioso “sì”. Più studio la storia della scienza, più sono affascinato da ciò che noi esseri umani possiamo raggiungere se ci poniamo obiettivi responsabili e lavoriamo insieme, non in senso antropocentrico, ma in senso olistico, vedendoci come parte della biosfera in cui noi esseri viventi dipendiamo tutti gli uni dagli altri. La scienza è la più grande avventura dell’umanità. L’etica della scienza funziona come criterio etico-sociale di responsabilità nei confronti dell’umanità e della vita nel suo complesso.

About the Interviewed


Michael de Rachewiltz ha studiato scienze ambientali in North Carolina e filosofia a Innsbruck. Conduce ricerche su etica applicata, filosofia della scienza e filosofia dello spirito al Center for Advanced Studies di Eurac Research. Si occupa anche di antropologia culturale e transumanesimo ed è stato responsabile dell’organizzazione di due congressi futurologici incentrati sull’energia e sul futuro dell’umanità nell’era dell’intelligenza artificiale. Insieme allo storico Josef Prackwieser, tiene laboratori e conferenze su responsabilità e scienza nelle scuole secondarie di tutto l’Alto Adige.

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