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Mappare la natura
La conservazione degli ecosistemi naturali è un punto sempre più critico per la società del futuro. Mappe e dati supportano le amministrazioni nella pianificazione.
Un team di ricerca dell’Istituto per l’ambiente alpino di Eurac Research ha raccolto dati dettagliati e realizzato mappe ad altissima risoluzione che coprono l’intero territorio dell’Alto Adige e numerose altre aree europee per un totale di oltre 80 mila chilometri quadrati. Le cartine offrono un colpo d’occhio sulla connettività ecologica – tra i parametri più importanti per la protezione della biodiversità – e individuano quali aree naturali offrono il maggior numero di servizi ecosistemici all’uomo.
La conservazione degli ecosistemi naturali è un punto sempre più critico per la società del futuro. Gli ambienti naturali offrono infatti importanti servizi – i cosiddetti servizi ecosistemici – alla società e alle economie locali: risorse, ad esempio, come acqua pulita e legno, una maggiore protezione del territorio da disastri naturali, paesaggi adatti al turismo e alle attività ricreative. Al tempo stesso gli ecosistemi sono fondamentali per la conservazione della biodiversità, garantendo tra l’altro la sopravvivenza e il benessere delle specie animali.
Le Nazioni Unite hanno di recente dichiarato gli anni dal 2021 al 2030 il Decennio per il Ripristino degli Ecosistemi, appellandosi a governi, istituzioni e cittadini a ricostruire habitat naturali degradati o distrutti e a conservare quelli esistenti. Ecosistemi integri aiutano infatti ad affrontare alcune delle attuali sfide dell’umanità: combattere le crisi climatiche, proteggere la biodiversità, garantire la sicurezza alimentare e l’approvvigionamento idrico.
“Alla politica e alle amministrazioni sarà chiesto – con sempre maggiore insistenza – di pianificare strategicamente la protezione e l’utilizzo delle aree naturali, individuando anche quali ripristinare,” spiega Valentina Giombini, biologa dell’Istituto per l’ambiente alpino di Eurac Research ed esperta di soluzioni basate sulla natura. “Il lavoro di analisi delle aree naturali e semi naturali svolto in Eurac Research vuole fornire informazioni dettagliate proprio sui criteri di valutazione più importanti per questo tipo di scelte: parametri come i servizi ecosistemici offerti dalla natura e la connettività ecologica”. Le mappe individuano infatti, tra le altre cose, anche le cosiddette infrastrutture verdi: ambienti naturali o seminaturali che connettono ecologicamente territori diversi e che forniscono importanti benefici. “Le infrastrutture verdi sono fondamentali per la conservazione della biodiversità perché permettono alle specie animali di muoversi attraverso i territori: in questo modo favoriscono la ricombinazione genetica all’interno della specie e consentono agli animali di spostarsi alla ricerca di habitat più consoni e di far così fronte agli effetti del cambiamento climatico”.
Pianificare le infrastrutture verdi
Un ottimo esempio di infrastruttura verde sono i filari campestri: porzioni di terreno adiacenti ai campi coltivati in cui si lascia un piccolo bosco o una siepe. “Questi ambienti seminaturali da una parte danno alle specie animali – per esempio uccelli, ma anche caprioli – la possibilità di spostarsi attraverso più territori, dall’altra offrono altri servizi importanti come il consolidamento del suolo e una prima filtrazione delle acque usate in agricoltura”.
Le aree più critiche per la connettività ecologica sono spesso rappresentate dai fondovalle, solitamente territori densamente antropizzati: vere e proprie barriere per gli animali che separano gli habitat ai due fianchi della valle. “Nella valle dell’Adige, ad esempio, i biotopi Lago di Caldaro e Castelfeder insieme al Bosco di Monticolo rappresentano delle aree importanti e possono aiutare diverse specie animali ad attraversare più agevolmente la valle ,” commenta Valentina Giombini.
Altri habitat degni di attenzione sono i frutteti tradizionali: frutteti non intensivi e con alberi ad alto fusto. Queste aree non solo forniscono frutta di varietà spesso rare e autoctone, ma sono particolarmente preziose come habitat per gli uccelli e le cavallette. “Vista la loro importanza per la connettività ecologica e per i servizi ecosistemici che offrono, all’interno del gruppo di lavoro è nato un interesse particolare per questo tipo di habitat seminaturale”, racconta Lukas Egarter Vigl, ecologo del paesaggio di Eurac Research. “Un gruppo di ricerca all’interno del nostro Istituto porterà avanti lo studio delle potenzialità dei frutteti tradizionali e, insieme a partner locali, ha iniziato a promuovere azioni rivolte alla cittadinanza per contrastarne la scomparsa”.
e-learning sulle infrastrutture verdi, per le classi
Negli ultimi anni, problematiche come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità hanno reso concreta la necessità di politiche più sostenibili. E noi cosa possiamo fare? Come possiamo cambiare il modo in cui utilizziamo il territorio e gli spazi naturali e seminaturali?
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I luoghi che offrono più servizi ecosistemici
Oltre ai dati sulle infrastrutture verdi e sulla connettività ecologica, il team di ricerca ha mappato anche gli ambienti – dai boschi ai pascoli d’alta quota, dai parchi urbani alle zone agricole – che offrono il maggior numero di servizi ecosistemici. Le mappe hanno una risoluzione di cento metri quadrati e individuano un’ampia serie di servizi che la natura offre alla società: approvvigionamento di legno, acqua, foraggio, ad esempio, regolazione degli ecosistemi e dell’impollinazione, assorbimento della C02, prevenzione dell’erosione e del dissesto idrogeologico, valori estetici e culturali come la bellezza del paesaggio.
La ricerca si focalizza sul valore della multifunzionalità: ovvero su quei luoghi che offrono allo stesso tempo più servizi ecosistemici. “Per questo, oltre al biotopo Lago di Caldaro, una delle aree che spicca nelle mappe è quella dell’Alpe di Siusi: qui ai servizi ecosistemici legati al foraggio e all’impollinazione si aggiungono infatti anche servizi legali al turismo, al benessere e al settore ricreativo,” spiega Valentina Giombini e conclude “Le mappe offrono un colpo d’occhio per capire quanto sia importante – anche economicamente – proteggere determinate aree naturali e seminaturali.”
Una mappa dettagliata dell’uso del suolo: il paper scientifico
Una mappa ad alta definizione dell’uso del suolo/copertura del suolo per la macroregione alpina è stata pubblicata sulla rivista scientifica open-access Scientific Data, del gruppo Nature. Le mappe che descrivono l’uso del suolo dal punto di vista spaziale e tematico sono di particolare importanza per studiare e gestire le popolate regioni montane. Queste regioni sono infatti caratterizzate da un’alta densità di usi del suolo molto diversi tra loro – che formano paesaggi eterogenei. La mappa pubblicata ha una risoluzione spaziale fino a 5 m e un’estensione temporale dal 2015 al 2020. L'elevato numero di classi di uso del suolo e l’alta risoluzione spaziale consentono una facile personalizzazione, rendendola utilizzabile da un ampio pubblico per varie applicazioni: dalla ricerca alla gestione del territorio.
Vai al paper “A detailed land use/land cover map for the European Alps macro region”
Il progetto LUIGI “Linking Urban and Inner-Alpine Green Infrastructure"
Le attività di ricerca si sono svolte nella cornice di un più ampio progetto europeo denominato LUIGI “Linking Urban and Inner-Alpine Green Infrastructure” e finanziato dal Fondo INTERREG Alpine Space. Al progetto hanno lavorato 14 partner in 6 differenti paesi alpini.
Dati e mappe per amministrazioni ed enti di ricerca sono liberamente accessibili qui.