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Viaggio nel clima per i vitigni dell’Alto Adige

Nel terraXcube si usano nuovi strumenti di misurazione per studiare come le viti reagiscono al calore e alla siccità

Albin Hammerle
Credit: Albin Hammerle | All rights reserved
by Laura Defranceschi

In condizioni controllate, all’interno del centro per la simulazione di climi estremi terraXcube, un team di ricerca sta studiando come i vitigni selezionati affronteranno i cambiamenti climatici previsti per i prossimi decenni. Per la prima volta, vengono utilizzati prototipi di lisimetri realizzati appositamente per la ricerca nelle camere climatiche. Si tratta di dispositivi per determinare importanti parametri del bilancio idrico del suolo.

In un giorno d’estate con temperature intorno ai 30 gradi, una giovane pianta di vite traspira in media un litro e mezzo d’acqua. Questa quantità corrisponde anche al suo fabbisogno giornaliero di acqua per crescere bene. Potrebbe sembrare molto. In realtà la pianta usa le sue radici ramificate per raccogliere l’acqua dal suolo, anche dagli strati più profondi. In caso di emergenza, la vite può cavarsela con meno acqua. Ma cosa succede se fa ancora più caldo? E se il clima è più secco? Se le precipitazioni sono distribuite in modo estremamente irregolare?
Gli studi scientifici svolti finora prevedono che in Alto Adige, in estate, nel 2100 – cioè tra meno di 80 anni – ci saranno fino a 5,4 gradi Celsius più di adesso. Il clima sarà anche più siccitoso, e gli eventi estremi come il calore prolungato e le tempeste con piogge intense si verificheranno più di frequente. Queste sono precisamente le condizioni che vengono simulate in CLEVAS, un progetto di ricerca dell’Università di Innsbruck, della Libera Università di Bolzano e del Centro di sperimentazione Laimburg, supportati da Eurac Research. Sono 14 gli esperti e le esperte che stanno studiando nelle camere climatiche del terraXcube come i vitigni altoatesini affronteranno i futuri scenari climatici. Su 24 piante oggetto della sperimentazione – piante di due anni della varietà Sauvignon Blanc – si stanno osservando l’assorbimento di anidride carbonica (CO2) e il rilascio di vapore acqueo, cioè la traspirazione. Questo permetterà al team di analizzare l’effetto dello stress da siccità in modo più preciso. “Le condizioni che ricreiamo nelle camere climatiche non sono irrealistiche, sono scenari che saranno condizioni standard in Alto Adige tra 30-40 anni”, sottolinea il biologo Georg Niedrist dell’Istituto per l'ambiente alpino di Eurac Research. “Prendiamo per esempio lo scenario con 40 gradi per diversi giorni di seguito. Questo per ora è un evento estremo – anche se abbiamo già raggiunto i 40 gradi in un singolo giorno, ma prima o poi arriveremo ad avere queste condizioni”. Il team sta anche conducendo una sperimentazione parallela sul campo, nel vigneto di Plantaditsch, sul lago di Caldaro.

Le condizioni che ricreiamo nelle camere climatiche non sono irrealistiche, sono scenari che saranno condizioni standard in Alto Adige tra 30-40 anni. Abbiamo già raggiunto i 40 gradi in un singolo giorno; ma prima o poi arriveremo ad averli per diversi giorni di seguito.

Georg Niedrist, biologo dell'Istituto per l'ambiente alpino di Eurac Research

I test continueranno nel terraXcube fino a metà agosto 2021. Durante queste quattro settimane, il sole artificiale sorge intorno alle sei del mattino, proprio come succede fuori dalle camere. La luminosità viene aumentata fino al picco massimo intorno a mezzogiorno, con il tramonto alle 20.30. Il simulatore climatico regola anche l’umidità e la temperatura della stanza. Durante i primi tre giorni, questo corrispondeva alle condizioni reali attuali, cioè tra 20 e 30 gradi Celsius durante tutto il giorno. Questo ha permesso alle piante di acclimatarsi. Mentre il ciclo del giorno e della notte rimane lo stesso per tutta la durata dell’esperimento, le temperature vengono lentamente aumentate – fino a 40 gradi Celsius. Questa temperatura viene mantenuta anche per diversi giorni di seguito. Metà delle piante viene annaffiata, l’altra metà no. In questo modo, i ricercatori possono osservare in condizioni controllate quanto tempo ci vuole perché le viti sviluppino problemi con il calore e la siccità, ma anche quanto velocemente possano riprendersi quando ricevono nuovamente acqua.

La viticoltura in Alto Adige in cifre

5.400

sono gli ettari su cui vengono coltivati i vitigni in Alto Adige

60 %

sono coltivati con varietà di uve bianche

Durante la prova, le piante sono posizionate in contenitori d’acciaio che permettono di monitorare con precisione il bilancio idrico della pianta ogni minuto, 24 ore su 24. Sono i lisimetri: contenitori dotati di sensori e combinati con una bilancia. La bilancia permette di misurare quanta acqua evapora attraverso le piante. Allo stesso tempo, lo strumento misura temperatura, umidità e potenziale idrico del suolo. Una certa umidità del suolo può anche essere creata nei contenitori se si vogliono simulare specificamente certe condizioni. L’acqua può essere pompata fuori dal terreno o aggiunta artificialmente fino a raggiungere il valore desiderato.

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All’interno di terraXcube i ricercatori utilizzano dei lisimetri per studiare lo stress da siccità e alte temperature sui vitigni.Credit: Albin Hammerle | All rights reserved
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Credit: Albin Hammerle | All rights reserved

I lisimetri utilizzati per la prima volta nel progetto CLEVAS sono prototipi realizzati appositamente per la ricerca nel terraXcube. Con una larghezza di 40 centimetri sono relativamente piccoli, ma abbastanza grandi per contenere piccole porzioni di prato, giovani alberi o anche singole piante di vite. “In genere i lisimetri vengono usati in campo aperto, in combinazione con una sorta di tunnel sotterraneo. Si scava nel terreno una specie di volta dove viene installata la tecnologia. I lisimetri – che di solito sono enormi – vengono inseriti con uno scavatore e riempiti di nuovo di terra in modo che non siano più visibili dall'esterno. In questo modo, il bilancio idrico del suolo all’interno dei contenitori può essere monitorato in tempo reale”, spiega Niedrist. I lisimetri di Eurac Research non sono installati all’aperto, ma sono mobili e dotati di cavi di alimentazione e di rete. “Possiamo allestirli ovunque e questo li rende speciali. Questo progetto è anche per noi un banco di prova per vedere cosa funziona meglio o meno bene – specialmente nella trasmissione dei dati, che funziona ogni minuto 24 ore su 24 ed è un po’ più complessa a causa della speciale flessibilità di questi prototipi", dice Niedrist. Ma i primi risultati sono promettenti.

Possiamo allestire i nostri lisimetri ovunque e monitorare il bilancio idrico del suolo all’interno dei contenitori ogni minuto 24 ore su 24, questo li rende speciali.

Georg Niedrist, Eurac Research

Per capire meglio come il cambiamento climatico influisce sulle diverse colture, i lisimetri possono essere utilizzati in molte aree diverse. Possono essere usati in ecosistemi naturali, per esempio per capire come i prati alpini affrontano le temperature più alte, fino a che punto la crescita aumenta, e a che punto si verifichino i primi danni da siccità. È anche possibile testare le diverse varietà di mele: come reagiscono al calore, quali sono più resistenti, quali più suscettibili? I lisimetri permettono anche di studiare come le giovani piante nei boschi, per esempio gli abeti, affrontano gli estremi di temperatura. “I cambiamenti climatici non stanno causando un aumento costante delle temperature medie, ad aumentare sono soprattutto le fluttuazioni. Le gelate della tarda primavera sono piuttosto stressanti per i giovani alberi. Per effetto dei cambiamenti climatici la crescita viene infatti anticipata, ma più avanti in stagione arrivano ancora degli shock da freddo”, chiarisce Niedrist.

In Alto Adige, la temperatura in estate è aumentata in media di 2,2 gradi Celsius dagli anni settanta. Alle altitudini più basse, quelle principalmente utilizzate per l’agricoltura, il riscaldamento è stato anche fino a più tre gradi Celsius rispetto a cinquant’anni fa. I vitigni vengono coltivati su circa 5.400 ettari tra i 200 e i 900 metri di quota; il 60 per cento è composto da varietà di uve bianche. Dal 1990, la prima fioritura è stata anticipata di due o tre settimane, il raccolto fino a un mese. I risultati del progetto CLEVAS sugli effetti del cambiamento climatico saranno quindi di grande importanza per la viticoltura altoatesina.

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