Le città crescono a dismisura e le zone rurali si svuotano. Questo incide anche sull’offerta di servizi: in periferia le corse dei bus si diradano e gli uffici postali chiudono, mentre nelle grandi città l’offerta non è sufficiente a fronteggiare una popolazione in crescita. Eurac Research guida un team di ricerca internazionale che analizza in tutto il mondo pratiche basate su esperienze concrete per gestire gli effetti dei cambiamenti demografici.
Il cerchio del canestro pende storto dal tabellone. La rete che delimita il campetto è rotta e spesso la palla finisce in strada. A bordo campo rotolano cartacce e lattine.
A passarci davanti sicuramente non viene voglia di fare una partita a basket. Nessuno usa il campo e con il tempo le sue condizioni sono peggiorate, finché alcuni genitori e insegnanti della scuola di quartiere non hanno deciso di intervenire e prendersene cura. Nasce un piccolo gruppo che chiede sostegno al basket club della zona e contatta il Comune per avere il permesso di gestire questo spazio come bene comune a disposizione di tutti.
Alzare la recinzione, aggiustare il cancello per impedire l’accesso notturno, sistemare tabelloni, canestri e righe perimetrali sono i primi passi che il gruppo muove con l’aiuto del basket club locale. Messo a nuovo il campo, alcuni atleti tesserati si occupano della sorveglianza e in orari prestabiliti sono disponibili per spiegare gratuitamente a chi lo desidera le regole del gioco e i movimenti di base.
Il recupero del campetto è il risultato di uno dei tanti patti di collaborazione tra popolazione e comuni che si stanno diffondendo in tutta Italia, in piccoli borghi e in grandi città. Questi patti danno applicazione concreta al principio di sussidiarietà orizzontale sancito dalla Costituzione italiana che spinge gli enti territoriali a favorire l’iniziativa autonoma dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse comune (art.118, IV comma).
Il primo comune ad adottare il regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni è stato il Comune di Bologna nel 2014. “L’esperienza è stata positiva e oggi sono 267 i comuni in tutta Italia che hanno adottato il regolamento. È interessante notare che si tratta sia di piccoli paesi, tra cui l’Isola del Giglio con i suoi 1.400 abitanti, sia di città metropolitane come Torino, Milano o Bari”, racconta Martina Trettel, giurista dell’Istituto di studi federali comparati di Eurac Research. Il rapporto di collaborazione che si instaura tra popolazione e comune è bidirezionale: i cittadini - come nel caso del campetto - possono proporre un intervento che sta loro particolarmente a cuore, ma possono anche rispondere a un appello dell’amministrazione, per esempio per occuparsi del verde pubblico, abbellire zone in degrado, o ripulire spazi comuni.
Non si tratta solo di riverniciare una panchina o ridipingere un muro
Martina Trettel, giurista
“Non si tratta solo di riverniciare una panchina o ridipingere un muro. La partecipazione della popolazione alla gestione dei beni comuni ha degli effetti che vanno oltre il singolo intervento: crea senso di appartenenza, fa sì che le decisioni prese dalle amministrazioni pubbliche godano di maggior legittimazione e siano quindi più efficaci. La democrazia rappresentativa è in crisi, basta pensare alla bassissima affluenza alle urne degli ultimi anni, è ora di trovare nuovi modelli di coinvolgimento della popolazione”, aggiunge Trettel. Il tema dell’amministrazione condivisa dei beni comuni è stato analizzato all’interno del progetto internazionale di ricerca LoGov Local Government and the Changing Urban-Rural Interplay che coinvolge 18 partner da sei continenti ed è finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione europea. Lo scopo è quello di creare una rete che fornisca ai comuni e alle comunità pratiche basate su esperienze concrete che aiutino a gestire gli effetti dei cambiamenti demografici.
La differenza tra due aree rurali, una periferica e l’altra limitrofa alla città, possono essere molto maggiori di quelle che esistono tra un’area rurale limitrofa alla città e la città stessa
Karl Kössler, giurista e politologo
“I nodi da affrontare riguardano gli effetti di due tendenze collegate: l’urbanizzazione e l’emergere di aree metropolitane da una parte, e l’abbandono delle aree rurali dall’altra. Secondo la Banca mondiale, dal 1960 al 2017 la popolazione rurale in tutto il mondo è scesa dal 67 al 45 per cento. Spesso parliamo di zone urbane e rurali come se fossero categorie omogenee al loro interno, invece non è così. La differenza tra due aree rurali, una periferica e l’altra limitrofa alla città, possono essere molto maggiori di quelle che esistono tra un’area rurale limitrofa alla città e la città stessa”, spiega Karl Kössler, giurista e politologo di Eurac Research, coordinatore del progetto. “Questa diversità comporta grandi sfide sociali e politiche: come vengono finanziati i servizi pubblici? Come è possibile gestire la disparità sempre maggiore tra autorità locali in termini di peso politico e risorse economiche? La fusione di piccoli governi locali porta davvero maggior efficienza oppure è meglio puntare più sulla cooperazione intercomunale?”.
Ogni partner del team di ricerca ha analizzato nel proprio paese esperienze concrete in cinque settori chiave delle amministrazioni locali: servizi pubblici, finanza locale, strutture comunali, relazioni intergovernative e partecipazione civica.
In Canada sotto la lente dei ricercatori è finito, ad esempio, l’ampliamento della rete stradale a scorrimento veloce che collega le tre città-regione di Toronto, Montreal e Vancouver verso le quali si indirizzano i flussi dei pendolari: come gestire la costruzione di questa infrastruttura? Chi decide cosa verrà costruito, dove, e come? Con quali risorse?
In Australia, come in altri paesi, è stata affrontata la questione sanitaria. In molte aree rurali australiane i governi locali forniscono servizi che normalmente vengono offerti dal governo centrale o da soggetti privati. Nel caso della sanità, questi servizi vengono considerati insufficienti, per cui molti governi locali si sono mossi per migliorare il servizio, ad esempio aprendo ambulatori infermieristici o dando accesso al servizio di aeroambulanza Royal Flying Doctors.
I 174 esempi raccolti in 16 paesi sono accessibili online e verranno ora comparati per diffondere tra le amministrazioni locali l’applicazione di pratiche efficaci: dal recupero di un campo da basket in un quartiere periferico alla gestione del traffico dei pendolari dai sobborghi alle grandi città.
LoGov
Local Government and the Changing Urban-Rural Interplay
Il progetto di ricerca LoGov è finanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma Horizon 2020.
Il consorzio di ricerca, coordinato dall’Istituto per gli studi federali comparati di Eurac Research, è composto da 18 partner (nove europei e nove non europei) e si pone quattro obiettivi principali:
• identificare, confrontare e condividere le pratiche in cinque settori chiave delle amministrazioni locali (rservizi pubblici, finanza locale, strutture comunali, relazioni intergovernative e partecipazione civica);
• incoraggiare l'applicazione efficace delle pratiche da parte delle amministrazioni locali
• rafforzare la collaborazione internazionale e tra i settori academici e non-academici sul tema dei governi locali urbani e rurali
• sviluppare le competenze scientifiche e trasversali dei ricercatori coinvolti nel progetto tramite scambi scientifici tra i 18 partner di LoGov