Come valorizzare i prodotti agroalimentari tipici e di qualità offerti da medio-piccole realtà delle aree montane; e al tempo stesso contribuire ad uno sviluppo integrato e sostenibile del territorio?
Un “marchio territoriale” rappresenta un potenziale strumento e in Alto Adige esistono diverse esperienze. Ma scopriamo meglio di cosa si tratta, e come questo strumento si inserisca in una strategia di sviluppo territoriale.
Differenziare per valorizzare
Nei territori montani, quali l’Alto Adige, la redditività agricola è limitata da fattori come il clima e la pendenza dei terreni; e i costi di produzione sono elevati. Al tempo stesso, il consumatore, locale e non, ricerca sempre più garanzie di qualità ed origine dei prodotti, per il benessere proprio e dell’ambiente. Emerge, dunque, la necessità di strumenti commerciali in grado di differenziare sul mercato le produzioni locali, garantendo un maggior reddito agli agricoltori e comunicando determinati valori al consumatore. Il marchio territoriale può rappresentare una soluzione in questa direzione?
Il marchio: alcune distinzioni
L’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi definisce il marchio come “un segno che permette di distinguere i prodotti o i servizi, realizzati o distribuiti da un’impresa, da quelli delle altre aziende”.
Come spiega l’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), un marchio può essere individuale, se appartiene ad una singola impresa, o collettivo, disponibile per l’utilizzo da parte di più imprese, a seguito dell’adesione ad uno specifico regolamento d’uso. In base alla tipologia di prodotti e servizi etichettati, può essere definito ad ombrello, nel caso coinvolga prodotti e servizi di genere diverso, o uni-settoriale, nel caso coinvolga prodotti e servizi di un unico genere. Infine, il titolare può essere un ente pubblico o privato.
Marchio territoriale: caratteristiche e le esperienze in Alto Adige
Secondo la principale ma non univoca letteratura sul tema, il marchio territoriale si inserisce tra i marchi collettivi; è un marchio ombrello; e il titolare può essere un ente pubblico o privato.
L’Alto Adige è un territorio pioniere su questa tematica. Il marchio ombrello “Alto Adige” (dal 1976), di proprietà della Provincia, rappresenta infatti il primo marchio europeo del quale alcuni prodotti agricoli locali potevano fare uso. Un esempio di proprietà privata è invece il Marchio Gallo Rosso (Roter Hahn), sviluppato (nel 1998) e gestito dall’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi per sostenere fonti secondarie di reddito agli agricoltori, promovendo attività di agriturismo. Oggi il marchio è esteso anche ai prodotti agroalimentari.
Sia esso pubblico o privato, l’ente titolare sviluppa attività di vendita e di marketing, supportando le singole imprese nella promozione dei prodotti e nell’affermazione di questi sul mercato. I prodotti che vengono certificati (spesso da enti indipendenti ed accreditati) sono caratterizzati da elevati standard qualitativi, metodi di produzione tradizionali e da un legame con il territorio, espresso dall’origine locale degli ingredienti e/o dei processi produttivi. Questo radicamento con il territorio va a fondersi nelle tradizioni e nella cultura, nella storia e nella geografia della regione. Queste sinergie favoriscono il reciproco trasferimento di un’immagine comune del territorio, e rafforzano i marchi individuali.
Dall’Alto Adige alle Alpi
I marchi territoriali non certificano e valorizzano solo la tipicità e qualità di prodotti e servizi. Bensì, creando sinergie tra diversi settori, ad esempio tra agricoltura e turismo, rappresentano un volano per uno sviluppo più integrato e sostenibile del territorio. Numerosi sono i potenziali benefici in termini economici, ambientali e sociali. Per questo motivo l’Istituto per lo Sviluppo Regionale di Eurac Research sta esplorando l’esistenza e le caratteristiche dei marchi territoriali in tutta l’area Alpina, come strumenti chiave per la valorizzazione di filiere corte agroalimentari.
“Ho bisogno di conoscere la storia di un alimento. Devo sapere da dove viene. Devo immaginarmi le mani che hanno coltivato, lavorato e cotto ciò che mangio.” Carlo Petrini, fondatore di Slow Food.
Appassionata di sviluppo locale, studia a Milano “Economia delle amministrazioni pubbliche e istituzioni internazionali”, approfondendo l’impatto della politica di coesione sul territorio. Dal 2017 contribuisce alle ricerche e ai progetti dell’Istituto per lo Sviluppo Regionale di Eurac Research, in particolare a quelli riguardanti lo sviluppo economico sostenibile dell’area EUSALP (European Union strategy for the Alpine macro-region). Dove trovarla quando non è in Eurac? Quasi certamente in montagna con uno zaino in spalla (o a mangiare in una malga!). Le migliori domande di ricerca arrivano mentre si guarda il mondo dalla cima di un massiccio! |
Se vi chiedete come sia un vero entusiasta del patrimonio naturale e della sua gestione in maniera sostenibile, guardate Luigi. Laureato in Scienze Agro-forestali a Bologna è volato fino a Wageningen, in Olanda, per studiare Forest and Nature Conservation management. Nell’ambito di questo corso di laurea, ha collaborato con l’Istituto per lo Sviluppo Regionale di Eurac, occupandosi in particolare della mappatura dei marchi territoriali operativi nell’area Alpina. Dopo un periodo sulle Alpi, è partito alla scoperta degli Appennini, dove forse lo potete incrociare in sella alla sua bici in qualche stradina tra Bologna e Roma. |
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