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Il limbo dell’esclusione abitativa nell'esperienza migrante

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Nicole MairMarzia Bona
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Il limbo dell’esclusione abitativa nell'esperienza migrante
Fabrizio Coco via UnsplashCredit: | All rights reserved

La crisi abitativa colpisce fasce di popolazione sempre più ampie. Per le persone migranti, l'esclusione abitativa dovuta ai costi immobiliari si somma a fenomeni di discriminazione, con gravi ripercussioni sui loro percorsi di integrazione. Dal monitoraggio del progetto Go Housing, uno spaccato delle forme e le conseguenze del mancato diritto all’abitare nell’esperienza delle persone migranti nel contesto sudtirolese.

Quando Amir (nome fittizio) è arrivato in Alto Adige aveva già trascorso diversi mesi in svariate strutture di prima accoglienza nel resto del paese, in attesa dei suoi documenti legali. Nel 2019 ha trovato lavoro a Bolzano e ha scelto di stabilirsi in città, intravedendo la possibilità di una vita stabile.

Trovare una casa in cui vivere, però, si è rivelato molto più difficile che ottenere un’occupazione. "Per diversi mesi ho dormito per strada. Facevo i turni in fabbrica e dormivo all’aperto, anche in inverno. Poi è arrivato il Covid e sono potuto entrare in un dormitorio”, ci ha raccontato. Da allora, è passato da molte strutture “di emergenza” nella città di Bolzano.

La storia di Amir riflette l'esperienza di moltissime persone migranti che, nella loro ricerca di stabilità abitativa in Italia e nel resto d’Europa, si scontrano con pregiudizi e discriminazioni. In provincia di Bolzano la situazione è aggravata a causa dei prezzi elevati nel mercato immobiliare e dalla scarsità di alloggi a disposizione, come illustrano i dati sull’intensità di fabbisogno abitativo nei comuni altoatesini. Il raggiungimento di una situazione abitativa stabile è ostacolato da barriere di tipo economico, culturale e legale che gravano in modo sproporzionato sulle persone più vulnerabili, causando esclusione abitativa e precarietà esistenziale.

Il diritto all'abitare per le persone con background migratorio

L’accesso alla casa è ampiamente riconosciuto come fattore chiave nei processi di integrazione, in quanto precondizione per il pieno godimento dei diritti e dei servizi sociali (Ager & Strang 2008; Bolzoni et al. 2015; Serpa 2023). Oltre alla cruciale dimensione materiale (la casa come spazio fisico e riparo), nell’esperienza migrante il processo di accesso alla casa ha implicazioni sociali ed emotive: una casa stabile e a prezzi accessibili definisce la possibilità di stabilire legami e relazioni, benessere e aspirazioni future in un nuovo ambiente (Boccagni 2023; Fravega 2018).

Solo di recente, nel Piano europeo per l’integrazione e l’inclusione 2021-27, la dimensione abitativa è stata riconosciuta dalle policy europee nella sua importanza fondamentale. A livello nazionale e locale persiste tuttavia maggior attenzione all’integrazione lavorativa di migranti e rifugiati, a scapito di misure per garantire il loro diritto all’abitare.

Le difficoltà nell’accesso alla casa dipendono da molteplici fattori di contesto, tra cui la struttura del mercato immobiliare, le condizioni di accesso all’edilizia sociale e l’efficacia del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati. Nonostante l’ampio margine di variazione di questi elementi, una possibile risposta è stata identificata nelle pratiche di innovazione sociale che possono contribuire a sviluppare pratiche abitative combinando l’offerta di alloggi e il sostegno agli individui, le famiglie e le comunità coinvolte.

Il progetto Go Housing* si è ispirato alla logica dell’innovazione sociale per dare supporto individualizzato a 140 persone migranti in situazione di disagio abitativo in provincia di Bolzano. Monitorando le attività di progetto è stato possibile approfondire i percorsi abitativi e gli impatti multidimensionali dell’esclusione abitativa in ambito locale: una restituzione parziale delle esperienze emerse è offerta nel paragrafo seguente.

Insicurezza Abitativa: Persistenza e Impatti Multidimensionali

Un primo dato significativo è la persistenza nel tempo di forme di insicurezza abitativa: nonostante il supporto, la formazione e l’accompagnamento ricevuto nell’ambito del progetto, il 70% delle persone monitorate non ha potuto migliorare la propria situazione abitativa nel corso dell’osservazione (13 mesi). Si tratta, nella maggior parte dei casi, di persone presenti da almeno un anno sul territorio, occupate e residenti nelle strutture temporanee per lavoratori migranti. "Pensate che io sia abbastanza bravo per trovare una casa a Bolzano?” ci ha chiesto un partecipante al progetto, rimarcando come il reddito stabile non tuteli da pratiche discriminatorie da parte di privati e agenzie immobiliari. L’esclusione dal mercato degli affitti privati, in questi casi, costringe a prolungare la permanenza nelle strutture temporanee per tempi più lunghi del necessario.

La discriminazione è un’esperienza pervasiva nei racconti delle persone migranti in cerca di alloggio. Si manifesta attraverso e-mail ignorate, rifiuti immediati e commenti apertamente razzisti. Non sono rari i tentativi di frode che fanno leva sulla ricattabilità delle persone migranti, come emerso dal nostro monitoraggio: richieste di caparre altissime, da anticipare immediatamente pena il rischio di perdere la possibilità di affittare l’alloggio. Atteggiamenti discriminatori provengono non solo da proprietari di immobili privati, ma anche da agenzie immobiliari: "Ho paura degli agenti immobiliari. Mi dicono che non parlo abbastanza bene l'italiano", ha riferito un partecipante, mentre altri riportano di essersi visti negare la possibilità di visitare un immobile senza ricevere spiegazioni di alcun tipo.

Il mancato accesso alla casa e l’instabilità abitativa influiscono su molteplici dimensioni dell’esperienza di chi cerca di stabilirsi da migrante in un nuovo territorio. Tra questi, la possibilità di ottenere e mantenere un impiego: "Se non ho un posto dove vivere, non posso lavorare. Dopo il lavoro devo fare la doccia, devo mangiare e dormire. Ma senza un posto non posso fare nulla". Altre testimonianze riportano la fatica di condividere stanze sovraffollate - niente privacy, poco riposo e potenziali conflitti - e il ricorso a contratti irregolari che impediscono la possibilità di iscrizione anagrafica, ostacolando il rinnovo dei permessi di soggiorno.

Oltre alle ricadute negativa nell’immediato, l'insicurezza abitativa influenza anche le prospettive a lungo termine delle persone migranti e i loro progetti familiari: a fronte delle difficoltà nel trovare un alloggio adeguato per se stessi o per la propria famiglia, alcuni partecipanti al progetto hanno scelto di lasciare la propria occupazione, per spostarsi dove ci sia opportunità di trovare un alloggio regolare. Questo non è stato il caso di Amir, che ha deciso di rimane pur continuando a vivere in una struttura messa a disposizione da una realtà del Terzo settore, senza smettere di cercare una soluzione abitativa autonoma.

Il contesto locale analizzato non si discosta in modo marcato da tendenze nazionali ed europee, accomunate da distorsioni dei processi di inserimento abitativo delle persone migranti e delle categorie più esposte al rischio povertà. L'aggravarsi della crisi abitativa in Europa richiede interventi sistemici per garantire l'accesso a un alloggio sicuro e a prezzi accessibili, a tutela del diritto individuale all’abitare e della coesione sociale.

Per le persone migranti, un forte impegno istituzionale è fondamentale per promuovere l'accesso a un alloggio adeguato, così come il riconoscimento del fatto che l’inserimento lavorativo debba andare di pari passo con la riduzione degli ostacoli all’accesso all’abitazione. La questione appare particolarmente urgente nel contesto altoatesino, dove la forte domanda di lavoratori e lavoratrici da parte del tessuto economico locale si scontra con la mancanza di offerta abitativa. L’esclusione abitativa dei migranti mette però in primo piano l’esigenza di attivare politiche abitative inclusive per tutti, aumentando l’offerta di alloggi a basso costo e monitorando la dimensione dell’esclusione abitativa.

Go Housing è un progetto di innovazione sociale coordinato dall’Associazione La Strada-Der Weg, a cui hanno preso parte Caritas Diocesi Bolzano-Bressanone, Eurac Research, il Comune di Bolzano e l’Istituto Provinciale per l’edilizia sociale (IPES). Finanziato dal FSE, il progetto si è svolto nel periodo 2022-23 con un duplice obiettivo: 1. ridurre esclusione e insicurezza abitativa delle persone migranti attraverso attività di consulenza e assistenza individuali e di gruppo per l’inserimento socio-abitativo; 2. migliorare la capacità dei servizi di lavorare in rete e favorire maggior consapevolezza sul tema tra gli stakeholder e l’opinione pubblica.

Nicole Mair

Nicole Mair

Anthropologist and development practitioner passionate about social and environmental justice. Nicole has been working as an intern at Eurac's Institute for Regional Development.

Marzia Bona

Marzia Bona

Ricercatrice e project manager nel gruppo di ricerca Spazio e Società presso l'Istituto per lo Sviluppo Regionale, si occupa di processi di partecipazione ed inclusione socioeconomica che hanno per protagonisti persone con background migratorio.

Tags

  • Migration Issues

Citation

https://doi.org/10.57708/bimzk10m2tzqtazmhnzia1a
Mair, N., & Bona, M. Il limbo dell’esclusione abitativa nell'esperienza migrante. https://doi.org/10.57708/BIMZK10M2TZQTAZMHNZIA1A

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