‘I confini più duri del mondo sono fatti di carta’: Migranti senza documenti e società civili a Rotterdam
"Non sono qui solo per ricevere aiuti dal governo, ma sto lottando per poter lavorare, per potermi mantenere lavorando legalmente e per poterlo fare liberamente, per creare una vita per me e mia figlia, insieme. E i documenti mi permetteranno di farlo, mi permetteranno di essere indipendente e di avere un valore, e anche di avere uno scopo. Di avere una vita" – dall’intervista con una persona migrante in condizione di irregolarità
L’immigrazione irregolare non è un fenomeno nuovo in Europa. Alcuni paesi vi sono più esposti a causa di vari fattori interconnessi tra i quali le politiche migratorie, la posizione geografica e il passato coloniale. Nonostante non esista una definizione universalmente accettata di migrazione irregolare, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) la definisce come "movimento che avviene al di fuori delle norme regolamentari del Paese di origine, di transito e di accoglienza" (OIM, 2011). Si precisa che la ricerca scientifica ha evidenziato alcune criticità connesse all’uso del termine, in quanto contribuisce a creare miti sociali negativi e criminalizzanti.
Al di là delle dispute terminologiche, la migrazione, e in particolare quella irregolare, viene securitizzata direttamente attraverso i discorsi pubblici e indirettamente attraverso le politiche esclusive e restrittive dei diversi paesi. Esistono tuttavia diverse organizzazioni delle società civile (OSC) che lavorano per affrontare le problematiche derivanti dalle politiche securitarie e per trovare il loro spazio per collaborare di fronte a queste politiche restrittive.
La securitizzazione dei migranti senza documenti e le attività di empowerment delle organizzazioni civili sono stati i temi centrali della scuola estiva SECUREU, organizzata presso il Netherlands Institute for Advanced Study (NIAS) di Amsterdam, alla quale ho preso parte nel luglio 2022. L'attenzione era rivolta soprattutto alle organizzazioni civili olandesi, alcune delle quali abbiamo potuto visitare. Infatti, la pietra miliare della scuola estiva era la raccolta di dati da varie associazioni che lavorano con persone prive di documenti. Siamo stati divisi in tre gruppi, ognuno dei quali è stato assegnato a una grande città olandese. Al mio gruppo è stata assegnata Rotterdam e le associazioni con cui siamo riusciti a entrare in contatto sono state Stichting ROS e Pauluskerk.
Le organizzazioni attive a Rotterdam
Pauluskerk è un'organizzazione ecclesiastica che sostiene, senza distinzione, tutte le persone di Rotterdam e dintorni che lottano per sopravvivere. Stichting ROS, invece, è un'organizzazione comunitaria che lavora per gli immigrati privi di documenti nell'ambito del programma Landelijke Vreemdelingen Voorziening (Struttura nazionale per stranieri, LVV) e per sostenere in modo indipendente i suoi ospiti. Le attività comprendono assistenza sociale, medica e legale.
Pauluskerk lavora principalmente a livello comunale e nazionale. La Stichting ROS, invece, lavora come difensore per i migranti a livello locale, nazionale e comunitario. Entrambi gli enti dipendono dai fondi comunali per il progetto LVV e ciò avviene in un quadro generale in cui la politica locale, più orientata a destra, restringe i posti disponibili per le persone prive di documenti.
Nell'ambito dei progetti di welfare, i servizi forniti da queste organizzazioni includono l'acquisizione di competenze che consentono ai migranti senza documenti di essere protagonisti delle proprie storie. Le attività sociali offerte, come i corsi di lingua, lo yoga, lezioni d'arte e di formazione, forniscono loro una rete che li aiuta a destreggiarsi nella vita quotidiana e, soprattutto, li aiuta a trovare un lavoro e quindi a stabilire una vita indipendente e coinvolgente nel loro nuovo Paese, con la prospettiva di poter ricevere un giorno i documenti.
Il progetto ‘LVV’
Le due organizzazioni che ho potuto visitare hanno attività diverse, nonostante condividano un progetto comune a livello nazionale (LVV). Entrambe ospitano il progetto pilota LVV, che dipende dai finanziamenti e dal coordinamento comunale. Il "Landelijke Vreemdelingen Voorziening" (LVV) è un programma pilota lanciato nel 2019 che ha l'obiettivo di raggiungere soluzioni sostenibili per i migranti privi di documenti. Nell'ambito dell'LVV sono riconosciute tre possibili prospettive per chi si trova nel paese senza documenti: il raggiungimento delle condizioni per il soggiorno legale nei Paesi Bassi, la prosecuzione della migrazione verso un’altra destinazione o il ritorno al paese d'origine. Il programma offre alle persone che vi accedono, per la durata massima di 18 mesi, alloggio, un'indennità, una guida professionale e varie attività. Una condizione per partecipare al programma è la disponibilità a collaborare creando una prospettiva sostenibile.
Il ‘Passaporto Erasmus’
Osservando le attività di Pauluskerk e Stichting ROS a supporto degli immigrati privi di documenti nei Paesi Bassi, è chiaro che queste azioni potrebbero beneficiare di cooperazione maggiore tra le diverse organizzazioni della società civile a livello locale, ma anche con il governo nazionale.
Questa cooperazione è essenziale. Come ho potuto osservare, è proprio grazie alla rete di collaborazione che gli ospiti hanno avuto accesso ad un servizio essenziale come le cure mediche, prima precluso dal loro status di irregolari. Molti irregolari, infatti, temono di essere denunciati alla polizia o, peggio ancora, di essere espulsi. In questo senso, le politiche nazionali non sono solo restrittive ma anche escludenti.
Stichting ROS però ha dimostrato che è possibile spezzare queste catene, avviando iniziative di empowerment come il Passaporto Erasmus che ha permesso a molti migranti senza documenti di Rotterdam di ottenere cure mediche. Il Passaporto Erasmus si è rivelato un grande successo, poiché i medici hanno dimostrato di accettare l'iniziativa riconoscendo il documento e fornendo le cure mediche inizialmente inaccessibili ai migranti privi di documenti. Si tratta di un passo avanti nell'affrontare il problema di cui abbiamo parlato in questo articolo, che rivela come le frontiere più dure del mondo siano effettivamente fatte di carta.
I migranti privi di documenti sono stati etichettati come un "peso" per l'economia, una passività e come desiderosi solo di "aiuto" - un discorso che è stato utilizzato nel processo decisionale olandese per costruire con successo i migranti privi di documenti come una minaccia. Tuttavia, gli immigrati privi di documenti rappresentano anche una storia alternativa in cui cercano di contribuire alla società e all'economia olandese attraverso l'impegno in associazioni come Stichting ROS e Pauluskerk.Tags
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