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Understanding Globalization: chi ha accesso alla conoscenza globale?
La quarta edizione della serie “Understanding Globalization” è stata incentrata sulla produzione e sulla diffusione della conoscenza in un mondo globalizzato
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Chi genera la conoscenza globale? Chi vi ha accesso? Dove viene limitato l’accesso alla conoscenza? E cosa intendiamo esattamente quando parliamo di globalizzazione? Il Center for Advanced Studies di Eurac Research ha invitato numerose esperte ed esperti presso il proprio centro di ricerca per discutere proprio di queste tematiche nell'ambito della conferenza "Understanding Globalization".
Lo facciamo quotidianamente quando non sappiamo qualcosa: guardiamo in Internet o consultiamo velocemente le esperte e gli esperti del settore. Non per niente la nostra società si chiama società della conoscenza o società dell’informazione. Mentre alcune persone possono beneficiare di un accesso più immediato alle fonti globali di istruzione e del sapere, altre devono superare barriere digitali, culturali o politiche che limitano il loro accesso alle informazioni complete. Kathleen Schlütter, esperta di disuguaglianze e produzione di conoscenza globale, si occupa proprio dell’accesso alle conoscenze scientifiche e tra l’altro esamina anche i pregiudizi intrinsechi all'intelligenza artificiale. Delle circa 7.000 lingue esistenti al mondo, solo il 7 percento si ritrova in quello che viene pubblicato online. In particolare, il 98 percento dei siti web è scritto in sole 12 lingue, di cui più della metà in inglese. Pertanto, solo una piccola parte della conoscenza globale è disponibile su Internet. In molte parti del mondo gli scambi di conoscenze a livello globale non vengono solo trascurati, ma vengono anche volutamente ostacolati, distorti se non addirittura completamente impediti.
L'intervista a Kathleen Schlütter nel programma radiofonico dell'emittente pubblica RAI Südtirol può essere ascoltata QUI.
La professoressa di Oxford Jennifer Altehenger, parlando dei “Global circuits of knowledge production in modern China”, ha spiegato come la produzione di conoscenza globale sia ancora legata a una visione angloamericana ed eurocentrica. Nel suo intervento ha posto il focus sui seguenti quesiti: come acquisiamo la conoscenza, cosa vogliamo sapere e cosa non vogliamo sapere? Molti aspetti della globalizzazione vengono studiati con un approccio puramente economico, come la nuova via della seta, senza tenere conto che riguardano anche lo scambio di conoscenze. Mentre un’analisi approfondita degli aspetti specifici della globalizzazione è cruciale, come hanno sottolineato anche Harald Pechlaner e Roland Benedikter, direttore e codirettore del Center for Advanced Studies, nel loro intervento di apertura.
Non ci sono segnali che indicano una fine della globalizzazione
L’esperto della globalizzazione Manfred B. Steger, che in passato era già stato invitato come speaker presso Eurac Research, ha fornito un quadro teorico e analizzato la globalizzazione dal punto di vista della differenziazione. Infatti, il processo della differenziazione dovrebbe diventare parte integrante della globalizzazione. In particolare, il concetto di “simbiosi sociale” potrebbe essere applicato alla teoria della globalizzazione; la “simbiosi” si riferisce alla connessione e all’interazione tra diverse forme di globalizzazione, in cui nessuna può esistere senza l’altra. Infine, il ricercatore ha sottolineato che non ci sono segnali di deglobalizzazione – ossia di una fine della globalizzazione – né indizi di una crescente regionalizzazione.
Il filosofo politico Sebastiano Maffettone nel suo approccio teorico alla globalizzazione si è soffermato su realismo politico, democrazia liberale, pacifismo e sulla possibilità di una guerra giusta (ovvero quando è necessaria per difendere le democrazie liberali). L’economista Henning Vöpel ha presentato il movimento altalenante come pure i paradigmi e i vari tipi di narrazione rispetto rispetto alla globalizzazione con uno sguardo al futuro della democrazia liberale. Attualmente le democrazie liberali stanno affrontando un momento di crisi e sfiducia. Tantissimi cittadini che non credono più che la democrazia possa affrontare e risolvere le numerose crisi del nostro tempo a beneficio della popolazione. Per ritrovare la fiducia persa si rendono necessarie nuove narrazioni.
Bisogna promuovere le nuove generazioni negli studi sulla globalizzazione
L’economista politico James Mittelman ha presentato possibili scenari rispetto al futuro della globalizzazione: lo scenario liberale, quello catastrofico e quello ottimistico. Il futuro della globalizzazione è principalmente una battaglia di idee e una lotta di forze materiali e sociali, ha sottolineato. Come può riuscire la decolonizzazione della globalizzazione? Nel corso della conferenza è stata data una risposta molto pragmatica: potrà iniziare solo se gli uomini bianchi si faranno da parte e concentreranno le loro forze nel promuovere nuove generazioni con profili completamente diversi.
La conferenza si è conclusa con la presentazione del libro “Globalization – Past, Present, Future”, pubblicato dalla University of California Press. Zoe Krueger Weisel, politologa presso il Center for Advanced Studies, ha moderato una discussione con i curatori Manfred B. Steger e Ingrid Kofler, insieme al ricercatore di globalizzazione e mediatizzazione Tommaso Durante. È stata inoltre presentata la rivista “New Global Studies” (NGS, De Gruyter), pubblicata in collaborazione con i ricercatori del Center for Advanced Studies di Eurac Research. Christoph Kircher, sociologo presso Eurac Research e managing editor, ha presentato l’idea di fondo, l'orientamento tematico e i criteri di pubblicazione della rivista peer-reviewed.