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Covid-19 in Venosta: incidenza maggiore di quanto rilevato in primavera

Annelie Bortolotti
Credit: Eurac Research | Annelie Bortolotti

Lo studio di Eurac Research e Azienda Sanitaria stima un’incidenza dell’uno per cento in valle.

Sono 845 le persone testate nel corso dell’estate a Malles, Laces e Silandro, scelte a campione tra i partecipanti allo studio CHRIS. Il numero raggiunto garantisce un’ottima rappresentatività del campione e ha permesso ai ricercatori di Eurac Research di calcolare che in Venosta circa una persona su cento è entrata in contatto con il nuovo coronavirus. Nello stesso periodo è iniziata anche la fase di screening mediante questionari. Lo studio CHRIS Covid-19 prevede infatti che tutti i partecipanti a CHRIS e i loro conviventi aggiornino il loro stato di salute ogni quattro settimane online o via telefono. Sono 4000 le persone che hanno già aderito ma molte devono ancora farlo. I ricercatori invitano tutti coloro che hanno ricevuto l’invito a seguire le istruzioni e a registrarsi al più presto: lo screening sui sintomi nei prossimi mesi sarà decisivo per studiare i fattori di rischio di Covid-19, gli effetti sulla salute nel lungo periodo e supportare l’Azienda Sanitaria nel controllo della sua diffusione. La diffusione del nuovo coronavirus in Venosta è stata minore rispetto alla media in Alto Adige (tre per cento), ma 20 volte superiore rispetto all’incidenza rilevata nei primi mesi della pandemia, quando venivano testati quasi esclusivamente i casi più gravi. I partecipanti a CHRIS Covid-19 risultati positivi finora hanno avuto sintomi tra febbraio e l’inizio di luglio, con un picco molto intenso nei primi 15 giorni di marzo. Questo significa che Covid-19 ha iniziato a manifestarsi in Val Venosta contemporaneamente a quanto avvenuto in altre zone dell’Alto Adige e del nord Italia. Secondo i ricercatori la diffusione minore del virus in Venosta non sarebbe quindi legata a un fattore temporale, ma potrebbe essere legata alla minore presenza di turisti da zone molto colpite. Tra i sintomi più frequenti descritti nei questionari si contano perdita del gusto e dell’olfatto. Le risposte confermano dunque come questi sintomi siano distintivi del nuovo coronavirus, anche se non unici. I risultati preliminari dello studio mostrano inoltre che il virus è stato presente in valle ininterrottamente fino alla scorsa estate. La nuova ondata di infezioni non è quindi legata esclusivamente all’ingresso dei lavoratori stagionali, anche se questo fenomeno ha sicuramente favorito la diffusione del virus. Ora i contagi hanno ripreso a crescere: secondo i numeri dell’Azienda Sanitaria, in Venosta sono più che quadruplicati da luglio a oggi. “Questi numeri ci fanno capire quanto in questo momento sia importante contribuire alla ricerca su Covid-19. Possono essere colpite anche persone giovani e sane, non è noto quali profili siano più a rischio e quali siano gli effetti a lungo termine sulla salute” spiega Cristian Pattaro, coordinatore scientifico dello studio CHRIS dello studio CHRIS. Ma come prosegue la ricerca e come è possibile contribuire?

Screening sui sintomi tramite questionari

Nel corso dell’estate circa 19.000 venostani (tutti i partecipanti a CHRIS e i loro conviventi) sono stati invitati da Eurac Research e dall’Azienda Sanitaria a partecipare allo screening sui sintomi tramite questionari. Una volta registrati, i partecipanti possono aggiornare il loro stato di salute ogni quattro settimane rispondendo al promemoria che viene inviato via e-mail o telefono. Le persone con sintomi riconducibili a Covid-19 saranno indirizzate subito ai medici di base. Se invece i sintomi sono passati saranno invitate a sottoporsi al tampone e al test sierologico. “Raccomandiamo a tutte le persone contattate di partecipare allo screening per contribuire alla ricerca su Covid-19. Lo screening ci dà inoltre la possibilità di individuare casi sospetti e valutarli con attenzione” afferma Robert Rainer, direttore medico dell’Ospedale di Silandro. “L’eventualità di un tampone positivo non è da temere ma da considerare con senso di responsabilità: sapere di essere infettati è il primo passo per proteggere gli altri e contribuire a frenare la diffusione del virus, facendo così la propria parte per la salute della comunità e anche per l’economia del territorio” aggiunge Peter Pramstaller, direttore dell’Istituto di biomedicina di Eurac Research.

Controllo continuo dei positivi

Uno degli obiettivi più importanti di CHRIS Covid-19 è studiare come la risposta immunitaria dei positivi varia nel tempo, per capire se e per quanto tempo chi ha già contratto il virus possa considerarsi immune. Tutte le persone identificate come positive nello studio di prevalenza, quelle che già prima dell’estate hanno avuto una diagnosi accertata di Covid-19 o che la segnaleranno nei questionari di screening sono invitate a sottoporsi a un esame del sangue ogni tre mesi. Anche i familiari di queste persone sono stati invitati a partecipare allo studio. Per la ricerca è molto importante reclutare famiglie intere, per ogni nucleo familiare è infatti possibile presumere lo stesso tipo di esposizione al virus per tutti i componenti e quindi la presenza di persone positive e negative potrebbe aiutare a individuare i fattori biologici o genetici possono favorire o evitare l’infezione.

Tutte le informazioni sulla partecipazione sono disponibili sul sito del progetto CHRIS https://it.chris.eurac.edu/ o telefonicamente 0471 055 502 (lun-ven, ore 9-12, 14-17).

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