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Fiumi in vita
Gli organismi che popolano i corsi d’acqua sono lo specchio del loro stato di salute
Da sinistra verso destra, un dittero, due plecotteri e un efemerottero, tre dei gruppi di invertebrati che possiamo trovare in torrenti e fiumi.
Credit: Eurac Research | Andrea De Giovanni
Il monitoraggio della qualità ambientale delle acque correnti può avvenire attraverso metodi chimico-fisici e mediante l’analisi degli organismi che ci vivono. Fiumi e torrenti, infatti, ospitano animali che risentono dell’inquinamento idrico, al punto da rappresentare degli indicatori dello stato di salute di questi ambienti. E l'Istituto per l'ambiente alpino di Eurac Research studia proprio questi organismi in 120 siti di campionamento dislocati nel territorio altoatesino.
I macroinvertebrati dei fiumi sono animali caratterizzati da dimensioni superiori al millimetro e che vivono in prossimità del fondale. Includono vari gruppi faunistici, come molluschi, piccoli crostacei e insetti, i più frequenti. “Tra il 2021 e il 2023, ovvero nei primi tre anni del nostro progetto di Monitoraggio della Biodiversità in Alto Adige, abbiamo censito più di 200 taxa differenti”, racconta Magdalena Vanek, ricercatrice dell’Istituto per l’ambiente alpino di Eurac Research. “Si parla di taxa e non di specie perché è molto difficile risalire alla specie di appartenenza di un esemplare, in particolare quando si tratta di stadi larvali giovanili. In questi casi, ci si limita a identificare il genere o la famiglia a cui l’animale in questione appartiene”.
Gli studi condotti dal gruppo dell’Istituto per l’ambiente alpino guidato da Roberta Bottarin sono finalizzati sia a conoscere e monitorare la fauna acquatica del nostro territorio sia ad analizzare la funzionalità ecologica dei corsi d’acqua. “Valutiamo anche i cambiamenti della comunità dei macroinvertebrati in risposta agli impatti antropici e al contesto circostante, in quanto si tratta di organismi indicatori dello stato di qualità delle acque”, spiega Francesca Vallefuoco, anche lei dell’Istituto per l’ambiente alpino. Il fine ultimo è quello di mettere a punto buone pratiche per la conservazione degli ambienti fluviali e della loro biodiversità. Ma perché studiare proprio i macroinvertebrati? “Si tratta di specie relativamente poco mobili e con una durata della vita abbastanza lunga — possono vivere fino a qualche mese — da consentire la valutazione delle condizioni ecologiche specifiche del sito di campionamento”, afferma Vallefuoco. “Inoltre, questi animali trascorrono tutta o la maggior parte della loro vita nell'acqua, sono facili da campionare e si differenziano per la loro tolleranza all'inquinamento. Infine, sono alla base della catena trofica degli ecosistemi acquatici, essendo una risorsa alimentare per molte specie di pesci e uccelli, popolano diverse nicchie ecologiche e sono caratterizzati da un'ampia gamma di preferenze ed abitudini alimentari”. In virtù di queste loro caratteristiche, i macroinvertebrati sono reputati ottimi indicatori dello stato di salute dei corpi idrici e sono ampiamente utilizzati nei biomonitoraggi degli ecosistemi acquatici, sia a livello nazionale che europeo, secondo la Direttiva Quadro sulle acque 2000/60/CE.
Analizzando i dati raccolti negli anni, il gruppo di ricerca di Roberta Bottarin ha già accumulato evidenze che dimostrano come la biodiversità dei corsi d’acqua sia influenzata da vari fattori. Tra questi, il tipo di fondale, l’utilizzo del territorio circostante, la portata del fiume, l’altitudine e la vicinanza alla sorgente. “In Val di Mazia, per esempio, abbiamo visto che il numero di specie diminuisce man mano che ci si avvicina al ghiacciaio dal quale il torrente si origina. Questo perché le acque immediatamente a valle del ghiacciaio rappresentano un ambiente dalle condizioni estreme, a cui poche specie sono in grado di sopravvivere”, racconta Francesca Vallefuoco. L’obiettivo delle ricerche condotte dall’Istituto per l’ambiente alpino in Val di Mazia, però, è molto più ambizioso ed è quello di valutare i cambiamenti delle comunità di macroinvertebrati nel lungo termine.
Lo studio sulla biodiversità dei fiumi europei
Il gruppo di ricerca sui macroinvertebrati dell’Istituto per l’ambiente alpino di Eurac Research ha partecipato a uno studio internazionale sulla qualità ecologica dei fiumi d’Europa, pubblicato lo scorso agosto sulla rivista Nature. Gli autori e le autrici della ricerca hanno analizzato i dati riguardanti 2648 specie di macroinvertebrati, raccolti dal 1968 al 2020 in 1816 siti sparsi per 22 Paesi. E ciò che emerge è che, dopo un periodo di ripresa della biodiversità avuto luogo negli anni Novanta e nei primi anni Duemila, questo recupero ha subito un forte rallentamento. Secondo gli esperti, perché la biodiversità dei fiumi torni a crescere, sono necessari nuovi sforzi che considerino i problemi emergenti, ovvero cambiamenti climatici, nuovi inquinanti e diffusione di specie invasive.
Lo studio può essere scaricato qui: https://doi.org/10.1038/s41586-023-06400-1