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“Roma tende ad accentrare le decisioni”

Quanta autonomia digitale ha l’Alto Adige?

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L’esperta di diritto costituzionale Carolin Zwilling

Credit: Eurac Research | Annelie Bortolotti

Annelie Bortolotti
by Barbara Baumgartner

La particolare situazione dell’Alto Adige come provincia caratterizzata dalla presenza di minoranze linguistiche richiede una propria strategia di digitalizzazione, sostiene la giunta provinciale. Ma quanto margine di manovra ha effettivamente l’Alto Adige? Per chiarirlo, è stato commissionato dalla Provincia stessa uno studio di natura giuridica. L’esperta di diritto costituzionale Carolin Zwilling guida il progetto in collaborazione con l’Università di Innsbruck.

Il vostro studio si apre con un’analisi del quadro giuridico europeo: quanto sono dettagliate le normative dell’Ue in materia?

L’Ue è intervenuta per regolare il fenomeno della digitalizzazione con maggiore frequenza rispetto agli stati membri. Tuttavia, a ben vedere, l’Ue ha solo competenze limitate in questo settore, il che significa che gli stati membri hanno un ampio margine di manovra quando si tratta di prendere decisioni. L’Ue spesso si limita a delineare il quadro di riferimento all’interno del quale i singoli stati devono operare quando elaborano le proprie normative nazionali. Se poi questo avvenga a livello centralizzato o se siano coinvolte unità sub-statali come le regioni o gli stati federali, è una decisione degli stati stessi. 

 

Avete analizzato casi di studio in Italia, Germania, Austria ed Estonia. Cominciamo dall’Italia: come vanno le cose da noi?

In Italia abbiamo visto che il governo di Roma tende ad accentrare le decisioni relative alla digitalizzazione della pubblica amministrazione come accade in molti altri settori. Nell’ambito dell’e-government, il rapporto tra cittadini e amministrazione come fornitore di servizi è il tema centrale. Tuttavia, non risulta in maniera sufficientemente chiara in che misura le regioni siano autorizzate a sviluppare le proprie strategie di digitalizzazione e ad attuarle in modo indipendente. Inoltre, le regioni vengono poco coinvolte  nel processo legislativo statale.

 

È importante sfruttare il momento, perché molte cose non sono ancora state definite a livello nazionale?

Sì, in questo momento potrebbe essere opportuno esercitare un’influenza a livello politico, ad esempio nella Conferenza stato-regioni, per far valere le particolari esigenze dell’Alto Adige. Ma c’è un altro motivo per cui il momento è importante. Il fondo per la ripresa dell’Ue, destinato a mitigare gli effetti della pandemia da COVID-19, destina risorse per alcuni ambiti, in Italia attraverso il PNRR. La digitalizzazione è uno dei settori centrali di intervento: le regioni che presentano progetti in questo settore possono ricevere finanziamenti europei. Molte regioni richiedono questi fondi per espandere le loro infrastrutture digitali, ad esempio. La giunta provinciale dell’Alto Adige ha finanziato il nostro progetto di ricerca scientifica proprio perché intende sviluppare ulteriormente una propria strategia di digitalizzazione.

 

Perché l’Alto Adige vuole maggiore autonomia digitale?

Perché qui la situazione è completamente diversa per la presenza dei diversi gruppi linguistici e prevalgono esigenze diverse che si riflettono anche a livello politico. Grazie alla sua autonomia, l’Alto Adige ha competenze primarie o secondarie in molte materie, ma nell’elenco delle competenze nello Statuto di autonomia non viene menzionata una materia “digitalizzazione”. Questo perché la digitalizzazione non è una materia a sé stante, ma permea tutte le altre aree. Questo è nella natura delle cose, ed è anche l’aspetto più complicato.

Se il governo nazionale contesta davanti alla Corte costituzionale una legge della provincia nel settore della digitalizzazione, c’è un’altissima probabilità che la Corte dia ragione al governo nazionale.

Carolin Zwilling

Quindi per l’Alto Adige si tratta anche di evitare che lo stato interferisca nelle proprie aree di competenza attraverso la digitalizzazione?

In Alto Adige si ritiene che lo stato si stia appropriando di tutto ciò che può. È qui che entra in gioco anche la Corte costituzionale. Se il governo nazionale contesta davanti alla Corte costituzionale una legge della provincia nel settore della digitalizzazione, c’è un’altissima probabilità che la Corte dia ragione al governo nazionale. Secondo la Costituzione, lo stato ha una funzione di coordinamento, che la Corte costituzionale in passato ha interpretato in modo molto ampio, ad esempio perché lo stato deve garantire servizi pubblici uniformi sul suo territorio.

 

La digitalizzazione ha già limitato in qualche modo il margine di azione autonoma?

In certa misura si tratta di una valutazione giuridica. Prendiamo l’esempio della “lingua sulle piattaforme online nazionali”: se il sistema prevede l’inserimento di dati solo in italiano – come avviene attualmente in diversi servizi statali – l’amministrazione provinciale altoatesina non ha strumenti diretti di intervento; allo stesso tempo, però, in quanto amministrazione bilingue, è tenuta a garantire ai cittadini l’uso di entrambe le lingue. L’Alto Adige deve quindi fare di tutto per garantire che vengano poi introdotte norme speciali per le richieste provenienti dall’Alto Adige, ma questo comporta costi aggiuntivi, che a loro volta devono essere sostenuti da qualcuno. Un esempio attuale è il nuovo registro dei rifiuti elettronici “Rentri”, gestito direttamente dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.

 

 Per quanto riguarda l’approccio a queste tematiche, in Italia viene spesso criticata la mancanza di cultura federale; al contrario, in Germania il federalismo viene in questo caso descritto come un ostacolo alla digitalizzazione.

Il sistema degli stati federali in sé non è certo un ostacolo: in Germania è stato addirittura istituito un organismo separato in cui il governo centrale e i Länder sono rappresentati in egual misura da una persona ciascuno. Questo organo è responsabile esclusivamente dell’attuazione della digitalizzazione. Quello che viene negoziato in tale sede è vincolante per tutti i Bundesländer. Inoltre, si applica il principio “uno per tutti”: questo significa che se un Bundesland ha già sviluppato una buona soluzione, gli altri possono copiarla. Così la cooperazione funziona; come in Austria, dove c'è anche una grande cooperazione trasparente tra Vienna e tutti i Bundesländer.

In Germania, i cittadini vedono la digitalizzazione come un'invasione dei loro diritti fondamentali; in Italia, sono molto più rapidi nell'usufruire dei servizi digitali.

Carolin Zwilling

Tuttavia, in Germania c'è un ostacolo: il rifiuto della digitalizzazione da parte di molti cittadini per paura. Le persone percepiscono la digitalizzazione come un’invasione dei loro diritti fondamentali e la associano alla perdita dei dati personali. Questo rifiuto è un problema giuridico-sociologico: per quanto qualcosa sia ben regolamentato dal punto di vista legale, le persone sono comunque riluttanti. Il ministro federale della sanità, ad esempio, sta avendo problemi perché vuole promuovere l’uso delle cartelle cliniche digitali. I servizi che da tempo sono disponibili online, come l’immatricolazione di nuovi veicoli privati presso le autorità stradali, sono raramente utilizzati. Questo va oltre lo scetticismo e rende estremamente difficile radicare le nuove tecnologie nella mente delle persone.

 

La mentalità è diversa in Italia?

Sì, notiamo una grande differenza: in Italia i cittadini sono molto più rapidi nell’usufruire dei servizi digitali, dimostrando così che vogliono che il processo di trasformazione digitale proceda più rapidamente. Quindi: la Germania sta facendo progressi più lenti perché la popolazione non vuole, mentre in Italia la popolazione partecipa, ma le leggi sono percepite come troppo centralizzate.

 

Lei ha analizzato anche l’Estonia, paese faro del digitale, dove questi problemi non sembrano esistere: cosa c’è di diverso?

Lo sviluppo tecnologico, la regolamentazione legale e gli atteggiamenti sociali vanno di pari passo. L’Estonia ha iniziato a digitalizzare i processi burocratici e le procedure amministrative già negli anni novanta e allo stesso tempo ha introdotto l’informatica come materia obbligatoria. In questo modo le persone hanno acquisito subito le competenze digitali necessarie. L’Estonia è due generazioni avanti in questo senso. 

 

In seguito a questa analisi, quali sono le principali raccomandazioni per la giunta provinciale dell’Alto Adige?

La nostra raccomandazione più importante è quella di essere collaborativi. Lavorare insieme per influenzare la formulazione delle leggi. A livello europeo, ad esempio, attraverso attività di lobbying o la partecipazione attiva al Comitato delle regioni; a livello statale nella Conferenza stato-regioni attraverso i presidenti della provincia.

Nello specifico, il presidente della provincia potrebbe, ad esempio, insistere affinché le leggi statali sulla digitalizzazione contengano una clausola di salvaguardia che consenta all’Alto Adige di derogare alla norma generale, nella misura in cui questa incide sulle competenze autonome, o di estenderla per includere una regolamentazione dettagliata.

Un’altra raccomandazione riguarda la base giuridica dell’autonomia: sarebbe importante consolidarla, ad esempio attraverso una disposizione attuativa che attribuisca all’Alto Adige la responsabilità della digitalizzazione. Si dovrebbe lavorare in tal senso.

Raccomandiamo inoltre di continuare a sviluppare soluzioni digitali a livello amministrativo, come è già stato fatto ad esempio con la piattaforma My Civis. Una volta che qualcosa esiste e che viene riconosciuto come good governance, non sarà certo eliminato.

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DigiImpact – Digitalizzazione e autonomia dell’Alto Adige/Südtirol

Un progetto di ricerca congiunto dell'Istituto di studi federali comparati di Eurac Research e dell'Università di Innsbruck analizza gli effetti della digitalizzazione sul margine di azione autonoma della Provincia autonoma di Bolzano. Lo studio analizza il quadro giuridico europeo e presenta in modo dettagliato i casi di Italia, Austria, Germania ed Estonia, nonché delle Province autonome di Bolzano e Trento e dello stato federale del Tirolo. Lo studio dimostra che la crescente digitalizzazione può portare a una centralizzazione delle competenze. I casi di studio mostrano come i paesi affrontino la questione in modo diverso. Per l'Alto Adige è fondamentale partecipare attivamente al processo legislativo e adattare la base giuridica all'autonomia. È inoltre importante utilizzare l'Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino come piattaforma per la cooperazione digitale transfrontaliera.

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