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Frutteti ricchi di biodiversità

    09 novembre 22

    Frutteti ricchi di biodiversità

    Nell’ambito del Monitoraggio della Biodiversità Alto Adige, una squadra di ricerca ha studiato l’habitat dei frutteti tradizionali scoprendo una straordinaria varietà di specie.


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    L’equipe ha monitorato cinque frutteti tradizionali sparsi in tutto l’Alto Adige – ovvero prati da sfalcio o pascoli in cui crescono anche alberi da frutto ad alto fusto. I risultati saranno presentati oggi al Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige: lo studio mostra che le particolari caratteristiche dei cosiddetti “Baumgart”, “Anger” o “Pangerter” – tutti nomi con cui vengono tradizionalmente chiamati i frutteti tradizionali in Alto Adige – li rendono un habitat prezioso per la biodiversità. In nessun altro habitat dell’Alto Adige sono state registrate così tante specie di uccelli, comprese alcune specie in via di estinzione. Anche i risultati sulle api selvatiche sono particolarmente impressionanti: in media, nei frutteti tradizionali sono state trovate quasi 23 specie, mentre nei meleti intensivi se ne contano solo poco più di nove.

    Il confronto tra i frutteti tradizionali gestiti in modo estensivo e i meleti intensivi mostra chiaramente come la crescente intensificazione dell’agricoltura influisca sulla diversità delle specie. Le cavallette, ad esempio, sono state trovate solo in casi eccezionali nei meleti, mentre nei frutteti tradizionali esaminati l‘esperto incaricato ha registrato nove specie, tra cui una a rischio di estinzione: il grillastro striato; questo fa dei frutteti tradizionali, insieme ai prati e ai pascoli estensivi, uno degli habitat più ricchi di specie di cavallette della provincia.

    Un quadro simile emerge per le farfalle: nei frutteti tradizionali sono state trovate in media 13 specie, mentre nei meleti intensivi è stata rilevata frequentemente solo la rapaiola, una specie generalista che non ha particolari esigenze di habitat. Anche tra gli uccelli, nei meleti sono state registrate poche specie, quelle più diffuse e meno delicate – come i merli o i tordi bottacci – a cui si contrappone una ricca diversità nei frutteti tradizionali: il picchio rosso maggiore, ad esempio, la beccaccia e il luì piccolo, fino ad arrivare a specie a rischio di estinzione come lo zigolo giallo, l’averla piccola e lo zigolo muciatto. E non solo le api selvatiche, ma anche altri insetti impollinatori sono stati trovati in una diversità molto più elevata nei frutteti, così come gli invertebrati e le piante vascolari.

    Questi risultati non sono inaspettati, le particolari caratteristiche dei frutteti tradizionali offrono infatti le condizioni ideali per un’ampia diversità di specie: gli alberi con tronchi e chiome ampi sono habitat preziosi per le specie forestali, mentre il suolo per lo più sfalciato o a pascolo è utile per le specie che solitamente vivono in ambienti prativi; i frutteti tradizionali, inoltre, sono spesso circondati da siepi o muri a secco che favoriscono anch’essi la biodiversità. “Questi dati rendono ancora più evidente la perdita – non solo paesaggistica – causata dal fatto che i frutteti tradizionali stiano diventando sempre più rari, soppiantati da forme di coltivazione più intensive e dall’urbanizzazione in espansione", sottolinea Elia Guariento, entomologo del Monitoraggio della Biodiversità Alto Adige. “Allo stesso tempo, questo tipo di frutteti può diventare un modello di riferimento per sistemi di produzione più sostenibili”.

    Le indagini nei frutteti tradizionali hanno rappresentato un progetto speciale nell’ambito del Monitoraggio della Biodiversità Alto Adige, il progetto a lungo termine che dal 2019 esamina gli habitat più importanti della provincia in relazione alla loro biodiversità. L’attenzione si concentra su gruppi di animali e piante che reagiscono con particolare rapidità ai cambiamenti ambientali: cavallette, farfalle, uccelli, pipistrelli e piante vascolari. Come gruppo aggiuntivo, sono state studiate le api selvatiche nei frutteti e nei meleti intensivi.

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    Il frutteto tradizionale analizzato da Elia Guariento nella cornice del suo dottorato di ricerca.Credit: Eurac Research | Elia Guariento

    Lisa Obwegs, esperta di api selvatiche, osserva le piante vascolari che circondano le vaschette di monitoraggio.Credit: Eurac Research | Felix Puff

    Vaschette colorate usate per individuare la presenza di api selvatiche.Credit: Eurac Research | Felix Puff

    Frutteto tradizionale a San Leonardo: le vaschette colorate sono usate per individuare la presenza di api selvatiche.Credit: Eurac Research | Lisa Obwegs

    Un frutteto tradizionale a Montechiaro, nei pressi di Prato allo Stelvio, monitorato nella cornice dello studio.Credit: Eurac Research | Lisa Obwegs

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