
Le nuove tecnologie, in particolare il concetto di Mobility as a Service (MaaS), offrono opportunità per ridurre il gender gap nella mobilità, migliorando l’accessibilità e la sicurezza per le donne. Le autrici evidenziano però che, senza un approccio inclusivo e soluzioni mirate, queste innovazioni rischiano di perpetuare le disuguaglianze esistenti, rendendo necessario un cambiamento strutturale che vada oltre la semplice digitalizzazione dei trasporti.
Il settore dei trasporti e della mobilità è fortemente influenzato dal genere. Le infrastrutture di trasporto sono state storicamente progettate da uomini e, nella maggior parte dei casi, pensate per favorire gli utenti di auto private, che sono prevalentemente uomini.
Le donne, invece, tendono a privilegiare altre modalità di spostamento: effettuano tragitti più brevi e frequenti, camminano più spesso per raggiungere le loro destinazioni e fanno un uso maggiore dei trasporti pubblici e dei taxi. Questa differenza nei modelli di mobilità riflette esigenze e abitudini diverse, spesso legate ai ruoli sociali e alle attività quotidiane svolte. In letteratura, questa discrepanza è definita gender gap nella mobilità
Mobilità e differenze di genere
In primo luogo, gli studi indicano che le donne sono generalmente meno inclini degli uomini a utilizzare tecnologie legate alla mobilità digitale. Le ragioni di questa disparità possono essere ricondotte a una minore familiarità con la tecnologia, a preoccupazioni relative alla sicurezza e a una maggiore dipendenza dai trasporti pubblici. Ciò potrebbe contribuire alla minore propensione delle donne a utilizzare la mobilità condivisa.
In secondo luogo, la sicurezza gioca un ruolo cruciale nella scelta dei mezzi di trasporto, specialmente per coloro che si sentono più vulnerabili durante gli spostamenti. Le donne, ad esempio, esprimono frequentemente preoccupazioni legate al rischio di molestie o situazioni pericolose, in particolare di notte o in zone poco illuminate. Questo porta molte donne a preferire i servizi di ride-hailing privati, come taxi e Uber, rispetto ai mezzi pubblici o alla micromobilità, come monopattini e biciclette condivise, considerati meno sicuri. La percezione di insicurezza, che può essere amplificata da esperienze personali o sociali, ha un impatto diretto sulla mobilità delle donne, limitando l’accessibilità a determinate aree e influenzando profondamente la loro autonomia negli spostamenti.
Infine, l’aspetto che sembra essere maggiormente decisivo nelle scelte di mobilità fa riferimento alle diverse esigenze di spostamento che variano notevolmente tra uomini e donne. Le donne, ad esempio, sono più spesso coinvolte nel trip chaining, ovvero in viaggi multi-scopo che combinano più attività in un unico spostamento. Un esempio tipico è quello di una persona che, prima di andare al lavoro, accompagna un bambino a scuola e, al ritorno, si ferma al supermercato prima di rientrare a casa. Questo tipo di mobilità, legata alla cura e alla gestione familiare, chiamata “mobility of care” è molto più frequente tra le donne rispetto agli uomini. Questi spostamenti complessi hanno implicazioni dirette sulla scelta dei mezzi di trasporto e sull’accessibilità complessiva.
Inoltre, vi sono numerose difficoltà pratiche legate agli spostamenti con bambini piccoli, come la necessità di trasportare bagagli o attrezzature aggiuntive, affrontare scale senza assistenza nei trasporti pubblici (ad esempio nelle stazioni ferroviarie o della metropolitana) e sostenere un maggiore sforzo fisico rispetto all’uso di un’auto privata. A ciò si aggiungono le restrizioni legate agli orari di arrivo (come quelli scolastici o dell’asilo) e l’impatto dei disservizi nel trasporto pubblico, che incidono significativamente sulla mobilità familiare.
Nuove tecnologie per una mobilità più sostenibile?
In risposta a queste problematiche, stanno emergendo nuove soluzioni di mobilità basate su tecnologie innovative e servizi sempre più personalizzati. In particolare, negli ultimi anni, il concetto di Mobility as a Service (MaaS) ha attirato un’attenzione crescente, proponendosi come un modello integrato e flessibile per migliorare l’accessibilità e l’equità nei trasporti.
Ma cosa significa esattamente? Quest’idea innovativa trasforma la mobilità in un vero e proprio servizio, unificando diverse modalità di trasporto attraverso una piattaforma digitale. In pratica, il MaaS permette di pianificare, prenotare e pagare vari tipi di trasporto (per esempio il trasporto pubblico, taxi, car sharing, bike sharing, ecc.) tramite un’unica applicazione o piattaforma.
Anche in Alto Adige si sta sperimentando questa innovazione con il progetto "MaaS4South Tyrol", selezionato come vincitore del bando "MaaS4Italy – 7 Territori" del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), con un finanziamento di 2,3 milioni di euro dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). L’obiettivo di MaaS4South Tyrol è migliorare il trasporto pubblico integrando vari servizi di mobilità in una piattaforma digitale unificata. Ciò include nuove opzioni come i bus a chiamata, già testati in alcune località, e l’integrazione di parcheggi, stazioni di ricarica per veicoli elettrici, biciclette e altri servizi nella piattaforma Südtirolmobil. Inoltre, sarà introdotto un sistema di pagamento centralizzato tramite il SüdtirolPass, valido per tutti i servizi.
Tra i vari scopi e obiettivi del MaaS descritti in letteratura, uno riguarda il miglioramento dell’accesso alla mobilità, in particolare per coloro che attualmente sono poco serviti dai sistemi di trasporto tradizionali o esistenti.
Questo approccio mira a potenziare le modalità di trasporto già esistenti sul territorio, promuovendo l’accesso e l’utilizzo dei mezzi, e disincentivando il loro possesso. In questo modo, il MaaS offre diversi vantaggi, tra cui:
- Flessibilità: libertà di scegliere il mezzo di trasporto più adatto alle proprie esigenze, che sia auto, bicicletta, treno o autobus.
- Sostenibilità: accesso a diverse opzioni di trasporto che riducono l’uso dei veicoli privati, contribuendo così a diminuire l’impatto ambientale e la congestione del traffico.
- Comodità: tutti i servizi di mobilità sono integrati in un’unica app, semplificando la pianificazione e il pagamento dei viaggi.
Tuttavia, rimangono ancora alcune domande aperte. I sistemi MaaS sono realmente inclusivi per tutte le categorie sociali? Questo modello di mobilità risponde in modo efficace alle esigenze di tutte le persone, senza escludere nessuna fascia della popolazione? Inoltre, i servizi offerti tengono conto delle necessità di chi si occupa della cura di altre persone, un compito che, ancora oggi, ricade in gran parte sulle donne? Tutti questi interrogativi sollevano la necessità di un’analisi più approfondita.
Sebbene il MaaS abbia il potenziale di rendere la mobilità più efficiente e sostenibile, rischia di perpetuare o addirittura amplificare le disuguaglianze di genere se non vengono adottate soluzioni mirate. Le donne, infatti, affrontano barriere specifiche nell’uso di queste tecnologie, che spaziano dalle diverse priorità o dallo scopo di viaggio fino alle problematiche legate alla sicurezza e alla percezione del rischio. Se non vengono adottate soluzioni mirate per ridurre il gender gap nella mobilità, il MaaS rischia di perpetuare o addirittura amplificare queste disuguaglianze, anziché rappresentare un’opportunità inclusiva per tutti.
Non è ancora chiaro se strumenti come la digitalizzazione, la diversificazione dell’offerta dei pacchetti MaaS e l’infomobilità (tramite app, siti web, ecc.) possano ridurre in modo significativo queste disparità. Per approfondire questa tematica, l’Università di Padova sta conducendo uno studio che, attraverso la realtà virtuale, analizza le differenze di genere nella propensione all’acquisto di pacchetti MaaS, al fine di comprendere meglio le dinamiche di accesso e utilizzo di questi servizi.
Per rendere il MaaS più inclusivo, le piattaforme dovrebbero considerare le diverse esigenze di mobilità tra uomini e donne. Ad esempio, personalizzando le app con opzioni di trasporto sicure e integrando informazioni dettagliate sulla sicurezza di percorsi, fermate e servizi, anche attraverso strumenti come Safetipin. Inoltre, il MaaS potrebbe facilitare la mobilità familiare offrendo car-sharing con seggiolini per bambini o biciclette cargo elettriche. Infine, abbonamenti flessibili e multimodali (autobus, bici, car-sharing) potrebbero rispondere meglio alle esigenze di chi gestisce spostamenti complessi, conciliando lavoro e famiglia.
Tuttavia, è difficile immaginare come il MaaS possa contribuire a cambiare le visioni stereotipate o incidere sulla divisione diseguale del lavoro di cura all’interno della famiglia. Infatti, bisognerebbe liberare le donne dal carico sproporzionato degli spostamenti familiari, non semplicemente “facilitarlo”. In tal caso, bisogna auspicare a un cambiamento nel sistema che continua a relegare le donne a ruoli secondari, limitando la loro autonomia. Pensare che il MaaS possa colmare da solo queste disparità è ingenuo siccome non è solo una questione di tecnologia, ma di giustizia sociale: senza un cambiamento strutturale che redistribuisca equamente risorse, responsabilità e spazi, qualsiasi innovazione resterà un palliativo.


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