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Dall’elettrotecnica al Covid, passando per Macondo

Come la terminologia ci semplifica la vita

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by Daniela Mezzena

Capirsi sul significato delle parole che usiamo è la base delle nostre interazioni con le altre persone. Solo se usiamo i termini corretti, il messaggio che vogliamo comunicare viene recepito e interpretato senza errori da chi ci ascolta, altrimenti si creano fraintendimenti. Natascia Ralli, linguista, e Isabella Stanizzi, giurista, entrambe ricercatrici di Eurac Research, raccontano come viviamo quotidianamente la terminologia.

Se l’elettricista dovesse chiedere al suo apprendista di passargli “quell’attrezzo rettangolare con la lancetta rossa e i numeri scritti sul quadrante” e poi “quell’altro utensile con l’impugnatura di plastica e la punta piatta di metallo”, perfino un’operazione banale richiederebbe tempi dilatati. Per fortuna, la terminologia, cioè lo studio sistematico dei concetti e dei termini, ci viene in soccorso: “passami l’amperometro, dammi il cacciavite” e il lavoro è presto fatto.
L’esempio non è casuale perché fu proprio un ingegnere elettrotecnico, l’austriaco Eugen Wüster, a delineare le basi della teoria generale della terminologia. Siamo negli anni trenta del secolo scorso e nella sua opera “Internationale Sprachnormung in der Technik, besonders in der Elektrotechnik” (Normazione linguistica internazionale nella tecnica, in particolare nell’elettrotecnica) Wüster affronta i problemi legati al linguaggio tecnico e sostiene l’importanza di normare, cioè di fissare in maniera univoca, la terminologia settoriale.

Sistematizzare la nostra conoscenza, definendo i concetti e assegnando loro un’etichetta è fondamentale per comprendere un messaggio

Natascia Ralli

“Sistematizzare la nostra conoscenza, definendo i concetti e assegnando loro un’etichetta è fondamentale per comprendere un messaggio. I termini legati a linguaggi settoriali lo mostrano chiaramente: se non sono una giurista difficilmente saprò cosa è l’enfiteusi”, racconta Natascia Ralli. “C’è un passaggio in Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez che spiega bene questo processo. Nel libro si racconta come la popolazione di Macondo sia colpita da insonnia e questo provochi perdita della memoria. Per non dimenticarsi il nome degli oggetti, le persone cominciano a segnarlo su cartellini che appendono a cose e animali: “tavolo”, “sedia, “orologio”, “vacca”. Con il tempo si rendono però conto che avrebbero potuto dimenticare anche come usare questi oggetti. Serve quindi un nuovo stratagemma: oltre a riportare il nome della cosa, dell’animale o della pianta, sui cartelli se ne descrive anche la funzione: “Questa è la vacca, bisogna mungerla tutte le mattine in modo che produca il latte e il latte bisogna farlo bollire per aggiungerlo al caffè e fare il caffelatte”. Senza saperlo, a Macondo hanno messo in pratica i principi terminologici”, continua Isabella Stanizzi. “Mi piace fare questo esempio perché la terminologia è spesso considerata una materia astrusa e lontana dalla realtà. Invece la usiamo tutti i giorni: leggendo comunicazioni, firmando contratti e perfino andando a fare la spesa”.

La terminologia è spesso considerata una materia astrusa e lontana dalla realtà. Invece la usiamo tutti i giorni: leggendo comunicazioni, firmando contratti e perfino andando a fare la spesa

Isabella Stanizzi

Forse è proprio il fatto di usarla in modo inconsapevole che non ci fa apprezzare i vantaggi della terminologia. Per coglierli meglio basta osservare cosa succede quando i principi terminologici non vengono rispettati, e su questo la comunicazione istituzionale offre numerosi esempi. Nelle linee guida per la pianificazione delle attività scolastiche 2020/21 redatte dal Ministero dell’Istruzione si legge che “Il distanziamento fisico (inteso come 1 metro fra le rime buccali degli alunni), rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione...”. “Perché i funzionari del ministero hanno usato un termine poco chiaro invece di scrivere semplicemente bocca, in modo da farsi capire da tutti?”, si chiede Ralli.
Il lessico che si è creato attorno al Covid ha portato parecchio lavoro a chi si occupa di terminologia. Chi sono i congiunti? E gli affetti stabili? Perché a un certo punto si è cominciato a parlare di auto-quarantena? Qual è la differenza rispetto alla quarantena? Dose addizionale, richiamo e booster sono la stessa cosa? Questa mancanza di chiarezza ha creato problemi di interpretazione: le persone non sapevano come comportarsi e hanno cercato informazioni in internet. Dopo la conferenza stampa in cui il Presidente del Consiglio aveva definito le regole per far visita ai congiunti si è registrato un picco di ricerche in Google per capire cosa significasse questo termine. “Congiunti” è stata la quarta parola più cercata nel motore di ricerca nel 2020.

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Ricerca del termine "congiunti" in google nell'anno 2020

“Correttezza, trasparenza, uniformità del lessico sono fondamentali per rendere la comunicazione fluida e precisa. Quando mancano il messaggio è confuso, può essere frainteso e questo ha una ricaduta anche dal punto di visita economico. L’uso di un termine vago spinge le persone a chiedere chiarimenti: cercando in internet oppure contattando i call center o chi di dovere. Nel caso di “congiunti” si è arrivati a dover inserire una sezione FAQ sul sito del governo. Tempo e denaro che potevano essere risparmiati”, conclude Ralli.

Ricerca terminologica


Dal 2015 l’Istituto di linguistica applicata di Eurac Research collabora con l’Ufficio Questioni linguistiche della Provincia di Bolzano all’interno del progetto ConsTerm. Lo scopo è quello di produrre terminologia di qualità, diffondere una terminologia giuridico-amministrativa corretta, chiara e coerente, ampliare e aggiornare il patrimonio terminologico e sensibilizzare la popolazione sul valore culturale dell’uso di una terminologia corretta in campo giuridico-amministrativo e, più genericamente, in campo specialistico.

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