Test di responsabilità sociale. Un appello all’azione in Alto Adige
Covid-19 è una prova di tenuta della pace sociale nella nostra società futura. Gli effetti del virus rafforzano infatti la sensazione che la forbice sociale si stia allargando e che parte della popolazione rimanga indietro. Oltre al numero troppo elevato di chi si ammala di Covid-19, aumenta sempre più anche il numero delle persone comunque vittime del virus. Si tratta delle fasce socialmente deboli: anziani ma anche i più giovani, genitori di bambini in età scolare, piccoli imprenditori e occupati di interi settori economici. Alcuni strati della popolazione sono colpiti in modo sproporzionato rispetto agli altri, ed è per questo che si può senz’altro parlare di darwinismo sociale allo stadio iniziale.
Mentre per Karl Marx il lavoro era il tema decisivo, e dal secondo dopoguerra fino allo scoppio della pandemia lo erano la pace e i diritti umani, oggi la sopravvivenza si gioca attorno alla sicurezza sociale e alla salute. Le ingiustizie sociali colpiscono tutti direttamente perché in mondo globale gli effetti delle tensioni sociali – proprio come gli effetti dei cambiamenti climatici – possono essere fatali per ognuno di noi. Vista in questa ottica, Covid-19 è anche un'opportunità perché ha affinato la nostra percezione con una visione ai raggi x.
Come conseguenza delle limitazioni imposte dalla pandemia persone di ogni ceto sociale hanno provato per la prima volta quello che le fasce socialmente più deboli vivono molto spesso.
Günther Rautz
Già durante il primo lockdown, in primavera, i vescovi austriaci predicavano la necessità di una “rinnovata normalità”. Con questo intendevano anche l’appartenenza a un “noi” più ampio. Il motto “se sta bene il mio prossimo, sto bene anche io” si estende oramai oltre i continenti e riguarda tutta la famiglia degli esseri umani. La pandemia rende più necessario che mai un nuovo contratto sociale, e ci chiederebbe di rinunciare – almeno parzialmente – ad alcuni diritti e privilegi acquisiti a favore delle persone svantaggiate. Come conseguenza delle limitazioni imposte dalla pandemia persone di ogni ceto sociale hanno provato per la prima volta quello che le fasce socialmente più deboli vivono molto spesso. Questo doversi mettere per forza nei panni di qualcun altro ci insegna che il benessere non si può costruire a spese degli altri. La “rinnovata normalità” deve partire dall’ammissione che l’ingiustizia sociale sta diventando una minaccia globale. Negli Stati Uniti l’ingiustizia sociale di lunga data e le aggressioni della polizia ai danni dei neri sono alla base della nascita del movimento “Black lives matter”. Anche in Europa corriamo il rischio che la frase “non riesco più a respirare” diventi la metafora per la mancanza di solidarietà verso il numero sempre più alto di persone che si sentono escluse dalla società. Covid-19 è quindi il banco di giudizio definitivo del nostro modo di vivere attuale e ci offre l’opportunità di un mondo futuro socialmente più giusto. Una opportunità che dobbiamo cogliere ora perché non sia l’umanità intera a rimanere indietro. D’altra parte, a prescindere dalla pandemia, la nostra civiltà sul pianeta Terra si potrà salvare solo con un cambio di paradigma. Ma non lasciamoci andare a belle parole e non crogioliamoci nella nostra impotenza perché in questo momento chiunque in Alto Adige è chiamato a dare un contributo concreto. Nel nostro piccolo anche noi dobbiamo prenderci la responsabilità per noi stessi e per i nostri concittadini e partecipare alla campagna di test antigenici prevista per il finesettimana. Accettiamo la sfida e facciamo il primo passo!
*Questo commento è stato pubblicato sul quotidiano online Stol il giorno 13 novembre con il titolo: “Schnelltest für unsere gesellschaftliche Verantwortung: Ein Plädoyer” Traduzione dal tedesco: Valentina Bergonzi*
Günther Rautz
Günther Rautz è direttore dell’Istituto sui diritti delle minoranze di Eurac Research. Giurista e filosofo, Rautz ha ricevuto nel 2015 il “Premio Vescovo Karl Golser”, conferito dall’Istituto De Pace Fidei, istituto che si dedica ai temi della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato in chiave ecumenica e interreligiosa.
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