antropologia

30 maggio 24


Due studi dimostrano che l’aterosclerosi è presente nell’essere umano da molto più tempo di quanto si pensasse

Tomografie computerizzate e analisi genetiche di antichi resti umani indicano che l’aterosclerosi è presente nell’essere umano da migliaia di anni.

237 mummie adulte provenienti da tutto il mondo sono state analizzate dal team di ricerca internazionale noto come gruppo HORUS – supportato da Eurac Research – utilizzando tomografie computerizzate. L’aterosclerosi è stata rilevata in oltre il 37 per cento delle mummie. Inoltre, l’analisi di 22 individui mummificati, condotta dalla genetista molecolare Christina Wurst di Eurac Research, ha dimostrato che diversi fattori di rischio genetico per l’aterosclerosi erano presenti in tutte le mummie esaminate. Tutto ciò avvalora l’ipotesi che le persone in tutto il mondo e in tutti i tempi abbiano sofferto di questa malattia. Lo studio del gruppo HORUS è stato recentemente pubblicato sul rinomato European Heart Journal.

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13 marzo 24


Analizzati individui di epoca altomedievale rivenuti nel cimitero di Santo Stefano a Burgusio

Le analisi di Eurac Research hanno rivelato elevata varietà genetica e legami di parentela

I resti conservati nel cimitero altomedievale di Burgusio sono stati scoperti alla fine degli anni Ottanta dalla Soprintendenza provinciale ai beni culturali, durante i lavori di restauro della chiesetta di Santo Stefano. Si tratta di esigui corredi funerari e numerosi resti ossei: sia scheletri completi, che ossa sparse. Dal punto di vista archeologico questi ritrovamenti hanno suscitato due interrogativi principali: le persone sepolte nel cimitero hanno origini diverse? Gli individui trovati in un’unica tomba sono imparentati tra loro? A distanza di quasi quarant’anni, le analisi antropologiche e genetiche svolte nei laboratori di Eurac Research offrono delle risposte e aprono uno scorcio su flussi migratori e organizzazione sociale nel primo medioevo (IV-VII secolo d.C.).

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16 agosto 23


Pelle scura, calvizie, antenati anatolici: le ultime scoperte sul genoma di Ötzi

Un team di ricerca, utilizzando una tecnologia di sequenziamento avanzata, ha tracciato un quadro più preciso dell’aspetto e delle origini genetiche dell’Uomo venuto dal ghiaccio

Il genoma di Ötzi era già stato decodificato più di dieci anni fa: era la prima volta per una mummia e aveva permesso di capire aspetti importanti del patrimonio genetico della popolazione europea preistorica. I progressi compiuti da allora nelle tecnologie di sequenziamento hanno ora consentito a un team di ricerca composto dall’Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva e da Eurac Research di ricostruire il genoma dell’Uomo venuto dal ghiaccio in modo molto più preciso. I risultati di questa analisi completano il quadro e, in parte, lo correggono. A differenza del primo studio il team non ha trovato nel genoma di Ötzi tracce dei pastori delle steppe arrivati dall’Europa orientale circa 4.900 anni fa. Per contro risulta insolitamente alto – rispetto ai suoi contemporanei europei – il patrimonio genetico riconducibile ai primi coltivatori immigrati dall’Anatolia: questo suggerisce che Ötzi appartenesse a una popolazione alpina relativamente isolata, con pochi contatti con altri gruppi europei. Per quanto riguarda il suo aspetto, lo studio ha fornito risultati del tutto nuovi che mettono in discussione la sua rappresentazione ormai iconica: al momento della sua morte quasi certamente non aveva più folti capelli lunghi ma una calvizie avanzata e la sua pelle era più scura di quanto si era pensato finora. I geni mostrano anche una predisposizione al diabete e all’obesità. Lo studio è stato pubblicato oggi su “Cell Genomics”.

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30 settembre 22


“Mummies. Il passato svelato”: mostra prolungata fino al 24 ottobre

Ancora un mese per visitare le due mummie egizie esposte a Bolzano, grazie a un progetto del Museo Civico Archeologico di Bologna e di Eurac Research

La mummia con il sudario dipinto e la mummia di fanciullo con tre tuniche rimarranno esposte al NOI Techpark di Bolzano fino al 24 ottobre prossimo. Tutte le persone interessate avranno ancora un mese di tempo per conoscere due mummie dalle caratteristiche uniche, testimoni di una storia millenaria.

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02 settembre 22


Mummies. Il passato svelato

Da oggi saranno esposte al NOI Techpark grazie a un progetto del Museo Civico Archeologico di Bologna e di Eurac Research. Eseguiti uno studio approfondito e un accurato trattamento conservativo.

La più antica è la mummia di una donna, vissuta nell’Egitto di epoca romana. Lo straordinario sudario policromo con cui è stata preparata per la sepoltura avvolge ancora il corpo ed è questa la caratteristica più unica. La mummia più recente è invece quella di un bambino vissuto nel XIII secolo d.C., ed è una rara testimonianza del rituale funerario dell’Egitto medievale. Le due mummie sono state restituite alla comunità scientifica e al pubblico grazie a un progetto di collaborazione tra il Museo Civico Archeologico di Bologna ed Eurac Research, avviato nel 2019, che ne ha permesso il recupero dai magazzini del museo. Sulle mummie è stato condotto un studio interdisciplinare ed entrambe sono state sottoposte a un trattamento conservativo che ha coinvolto diverse istituzioni con competenze specifiche per restituire loro l’identità perduta e renderle testimoni di una storia millenaria che merita di essere conosciuta. Dal 2 settembre all’8 ottobre le due mummie saranno esposte presso il NOI Techpark nell’ambito della mostra ‘Mummies. Il passato svelato’ che si svolge nella cornice del 10° Congresso mondiale di studi sulle mummie.

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06 luglio 22


Collaborazione tra Eurac Research e il Governo boliviano

Al via uno studio pionieristico sul ricco patrimonio bioarcheologico della Bolivia

Di recente Eurac Research e il Ministero boliviano per le culture, la decolonizzazione e la depatriarcalizzazione hanno firmato un accordo di cooperazione per la ricerca e la conservazione del patrimonio culturale boliviano. Il centro di ricerca bolzanino ha già progettato, costruito e donato dieci speciali teche a tenuta stagna che serviranno a tutelare i resti mummificati di individui precolombiani conservati al MUNARQ, il Museo nazionale di archeologia di La Paz.

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16 giugno 21


A Bologna restauro aperto al pubblico di una mummia egiziana

Eurac Research ha partecipato al recupero e ha condotto le analisi antropologiche e paleopatologiche

La mummia umana risale all’VIII-VI secolo a.C. ed è avvolta in un sudario raffinato, probabilmente tinto di rosso in antico. Acquistata dal collezionista e pittore Pelagio Palagi nella prima metà dell’Ottocento, fu a lungo esposta ma da trent’anni era custodita in un deposito del Museo Civico Archeologico di Bologna. Viene ora restaurata e riproposta al pubblico nell’ambito di un progetto di conservazione e valorizzazione promosso insieme con i Musei Civici di Mantova. Gli studi sono affidati a un team interdisciplinare sotto la direzione scientifica dell’Egittologa del Museo di Bologna. Ne fanno parte il Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna e gli studiosi delle mummie di Eurac Research che hanno verificato lo stato di conservazione, determinato sesso, età alla morte, condizioni di salute e tecniche di imbalsamazione. Il restauro dei tessili della mummia si svolgerà da metà giugno e inizi settembre nella Sezione Egiziana di Bologna in una modalità aperta al pubblico.

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